Il giorno del giudizio è arrivato. Il presidente del Consiglio Mario Draghi si presenta in Parlamento per sciogliere i dubbi sulla sua volontà di proseguire l’esperienza di governo. Oppure di chiudere definitivamente con il governo di unità nazionale che, dopo lo strappo compiuto dal M5S, ormai non esiste più. La prima tappa della lunga giornata del premier inizia al Senato, dove Draghi pronuncia il suo discorso che, subito dopo, lui stesso consegnerà anche alla Camera. Seguirà la discussione tra le varie politiche e, verso sera, il voto di fiducia a Palazzo Madama.
“Giovedì scorso ho rassegnato le mie dimissioni. Decisione che è seguita al venir meno della maggioranza di unità nazionale. – Draghi inizia così il suo discorso ma è costretto subito ad interrompersi per problemi tecnici al microfono. Poi riprende – Mattarella ha respinto le mie dimissioni e mi ha chiesto di informare il Parlamento. Decisione che ho condiviso. Oggi posso spiegare le ragioni di una scelta tanto sofferta quanto dovuta”.
“Tutti i principali partiti tranne uno decisero di rispondere positivamente all’appello del presidente della Repubblica. – prosegue Draghi – Il mio governo avrebbe dovuto poggiarsi sul presupposto dell’unità nazionale. Ritengo che un premier che non si è mai presentato di fronte agli elettori debba avere in Parlamento il sostegno più largo possibile. A lungo le forze della maggioranza hanno saputo mettere da parte le divisioni”, spiega il premier che poi fa un lungo elenco delle riforme avviate dal suo governo e dei risultati ottenuti. Draghi dedica anche tanto spazio alla guerra in Ucraina, confermando il pieno sostegno italiano a Kiev. Poi ringrazia apertamente i parlamentari per il loro impegno e per aver risposto positivamente “all’appello” lanciato da Mattarella. E lui stesso si dice “orgoglioso di essere italiano”, provocando un lungo applauso dell’aula.
“L’Italia è forte quando sa essere unita. Purtroppo con il passare dei mesi le forze politiche si sono divise mostrando una sfarinatura della maggioranza”, si lamenta. Ad esempio in politica estera, con la richiesta del M5S di non inviare più armi all’Ucraina. “Il desiderio di andare avanti insieme si è progressivamente esaurito. – prosegue Draghi – Il voto di fiducia di giovedì scorso ha significato la fine del patto di fiducia di questo governo. L’unica strada se vogliamo restare insieme è ricostruire da capo questo patto. A chiederlo sono soprattutto gli italiani. È impossibile ignorare la mobilitazione del Paese di questi giorni”.
“Dobbiamo procedere spediti con le riforme. – continua Draghi – C’è bisogno di un sostegno convinto all’azione dell’esecutivo, non di proteste violente contro la maggioranza di governo. Le scadenze del Pnrr sono molto precise. Il reddito di cittadinanza è una misura importante per ridurre la povertà ma può essere migliorato. Dobbiamo continuare a sostenere l’Ucraina in ogni modo. Armare gli ucraini è il solo modo per permettergli di difendersi. All’Italia serve un nuovo patto di fiducia concreto. Voi parlamentari e voi partiti siete pronti a ricostruire questo patto? Siete pronti a confermare quello sforzo che avete compiuto nei primi mesi e che si è poi affievolito? – domanda con tono di sfida . Io sono qui solo perché gli italiani lo hanno chiesto. Questa risposta dovete darla a tutti gli italiani”, conclude.
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