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Crisi di governo, Renzi avverte Conte: “Anche i giacobini furono ghigliottinati”

Ancora non è chiaro quale sarà il futuro del governo Draghi dopo il no del M5S alla fiducia sul decreto Aiuti. La cosa certa è che ormai una crisi di governo latente si è aperta, anche se il Parlamento dovesse riconfermare la fiducia al premier. Sempre a patto che lo stesso Mario Draghi accetti di restare a Palazzo Chigi senza più guidare un governo di unità nazionale. Intanto, durante il dibattito al Senato, il leader di Italia Viva Matteo Renzi lancia un preoccupante avvertimento a Giuseppe Conte.

Matteo Renzi e Giuseppe Conte

“Draghi deve continuare perché serve all’Italia altrimenti in altre capitali non proprio democratiche qualcuno festeggerebbe. – dichiara Matteo Renzi durante il suo intervento al Senato – Io sono un estimatore del premier Draghi e con la stessa franchezza bisogna avere il coraggio di dire a Draghi che nulla giustifica oggi la fine del governo. La legge di bilancio e il Pnrr sono attività fondamentali per il Paese che sarebbe inaccettabile bloccare con gli schiamazzi. C’è la guerra in Ucraina, i problemi energetici, l’inflazione alta, poi problemi globali come la siccità, la carestia e le conseguenti migrazioni. L’ansia di responsabilità deve valere per il governo e per il presidente del Consiglio”.

“Chi è partito per ghigliottinare finì per essere ghigliottinato. – attacca poi il leader di Iv paragonando i pentastellati ai giacobini – Gli stessi dirigenti giacobini finirono sul patibolo. La Rivoluzione Francese, però, è stata una storia seria. Una storia seria non è stato il dibattito di queste ore. Se uno apre una crisi in un momento di difficoltà è legittimo, sarei ipocrita se dicessi il contrario. Ma se si decide di non votare la fiducia, allora si firma la lettera di dimissioni di ministri e sottosegretari. È ridicolo che il ministro per i Rapporti con il Parlamento annunci la fiducia in Aula e la capogruppo annunci che non la voterà”, conclude.

“Draghi deve andare avanti comunque. – ripete poi Renzi ai giornalisti subito dopo – Se fossi in lui farei una cesura seria e farei un Draghi bis, alle sue condizioni, come vuole lui: con gli stessi ministri, con un rimpasto, politico, tecnico, a sorteggio decida lui. E farei un forte discorso al Paese. ‘Io porto a termine il Pnrr, faccio la legge di bilancio e questa è la nostra collocazione europea, chi ci sta?’”.

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