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Movimento in crisi: tornano Dibba e Grillo in prima linea. I loro piani segreti

Il Movimento 5 Stelle è in piena crisi d’identità. Ormai se ne sono accorti tutti. Non riesce a tenere testa allo straripante Salvini, né nei sondaggi né nelle misure da portare a casa in manovra, e Di Maio sembra aver perso il polso con i suoi. Ecco perché come un messia venuto a salvare il Movimento Alessandro Di Battista tornerà in Italia la notte del 24 dicembre. A una fan che esultava per la foto su Instagram con i passaporti in mano e chiedeva: “Torni?”, ha risposto “Non ancora…”, ma la suspense è quasi finita e per Dibba è già pronto, come ha rivelato ieri l’Adnkronos, un “ritiro natalizio” con Luigi Di Maio.

Ufficialmente, per studiare le mosse elettorali in vista delle europee. Dove i 5 stelle presenteranno liste che saranno un misto tra iscritti e società civile, con gran dolore degli eurodeputati uscenti. Da mesi, i parlamentari M5S si chiedono: “E ora, cosa farà Di Battista?”. L’ex deputato M5S ha negato di volersi candidare all’Europarlamento. È un ruolo nel partito, quindi, quello che dovrebbe avere adesso. Nelle riunioni delle ultime settimane si è spesso parlato di una funzione di coordinamento delle attività dei ministeri guidati dai 5 stelle.

Un incarico al tempo stesso di supervisione e comunicazione. Il timore, però, è che sembri un ripiego. Perché il sogno dei suoi “seguaci” – tra cui si contano non pochi parlamentari – sarebbe un rimpasto di governo con Giovanni Tria fuori dal ministero dell’Economia e Paolo Savona al suo posto, sostituito agli Affari europei da Enzo Moavero Milanesi. Con la Farnesina libera per il gran ritorno. “La Lega non lo permetterebbe mai, e nemmeno Mattarella”, sospira uno dei dirigenti M5S.

Di Battista inneggia ai gilet gialli e ricorda al Movimento la strada da seguire, ben diversa dai continui compromessi con la Lega. Da questo punto di vista anche Roberto Fico ha lanciato messaggi chiarissimi. Il presidente della Camera invita chi riveste ruoli istituzionali “a usare un linguaggio responsabile perché quando parliamo di immigrazione parliamo di persone in estrema difficoltà” (ovvio riferimento a Matteo Salvini).


Fico poi invita tutto il Movimento, e il governo, a dire sì sia all’accordo sul clima che al Global Compact dell’Onu sulle migrazioni. Dice con forza no alla Tav e dice, anche, che il Movimento deve andare nei territori di Tap e Terzo Valico a spiegare le ragioni di quei tradimenti. Grillo mise nero su bianco anni fa un diktat: non opporsi alle migrazioni porta a risultati da zero virgola.

Ma su questo Fico è netto: “Non ci facciamo dettare chi siamo dai sondaggi. Non me ne frega niente dei sondaggi”. Parricidio in corso… Grillo intanto ha organizzato per ieri un vertice con i ministri, ma è stato disertato dai più: assenti Di Maio, Toninelli, Fraccaro e Bonafede. Ma anche lui, come Dibba, ora vuole tornare in pista. Alla ricerca dell’identità perduta.

 

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