Cristina D’Avena ottiene ancora un grande successo con le sue canzoni per bambini che però piacciono molto anche ai grandi. L’artista gira ancora l’Italia con i suoi spettacoli dal vivo facendo felice il suo pubblico. Oggi la D’Avena decide di confessare qualche retroscena della sua vita lavorativa durante una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera in cui ammette anche di essere stata pedinata a Milano quando ha iniziato a lavorare a Mediaset.
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Cristina D’Avena pedinata a Milano
“All’alba di Canale 5 cercavano una voce per la sigla di Pinocchio. – racconta Cristina D’Avena – Era il 1981, avevo 17 anni, e ai provini scelsero me. A spingermi a partecipare furono i frati dell’Antoniano, da loro già cantavo nel Piccolo coro. Firmai un contratto che mi portò via da Bologna. Per oltre 20 anni abitai al Jolly residence di Milano 2, tuttora il mio posto del cuore. All’inizio ero controllata a vista, pedinata. – racconta i suoi primi tempi a Mediaset – Era un ex carabiniere a cavallo, Giuseppe” che era stato inviato dal padre per tenerla d’occhio. “Giuseppe gli riferiva tutto: incontri, uscite, umori. Uomo incorruttibile. E avevo poche concessioni, giusto qualche cena a San Babila con colleghi e attori di teatro. Seguiva una passeggiata in via Monte Napoleone, poi a letto. Mamma, casalinga, era più morbida”.
“Silvio Berlusconi mi invitava spesso ad Arcore con il mio staff, anche per un giorno intero. – rivela ancora Cristina D’Avena ricordando gli anni a Milano – E per il mio compleanno mi portava i fiori. Mi è sempre piaciuto mostrare la mia femminilità, anche ai concerti, le mie forme. Meno le gambe, infatti indosso gonne lunghe. Nessuna proposta indecente, comunque, solo complimenti coloriti. Chi scrive che vorrebbero ‘puffarmi’, altri invece parlano di elisir di giovinezza”.
“Ho lavorato tanto senza guardare l’ora, ecco, l’orologio biologico che non fa sconti. – prosegue Cristina D’Avena – Quando mi sono resa conto che era tardi, d’aver perso tempo, mi è dispiaciuto. Sono innamorata e molto riservata. Non dirò con chi né lui cosa fa. Solo che viviamo fra Bologna e Milano. Non ho scritto io i testi delle mie canzoni, dunque nessun incasso per i diritti d’autore. Ma ho venduto sette milioni di dischi e funziono ancora. Quando presi la patente mi regalai una Bmw cabrio, la mia prima macchina. Ricordo mio padre sconvolto: ‘Ma quanto hai speso?’. L’ho conservata, ogni tanto la accarezzo”, conclude.
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