Per 33 anni Nicolette Hahn Niman si è rifiutata di mangiare la carne preoccupata per il benessere degli animali e il costo ambientale. A differenza della maggior parte dei vegetariani, la donna ha avuto esperienza delle terribili condizioni negli allevamenti intensivi durante la sua carriera di avvocato ambientalista, e si batteva contro l’inquinamento causato dalla produzione industriale di carne negli Stati Uniti. Poi invece la svolta quando ha sposato suo marito Bill, un contadino. Così Nicolette da attivista vegetariana è diventata allevatrice di bestiame in un ranch insieme al marito. Due anni fa, dopo 33 anni, ha dato per la prima volta un morso a un pezzo di carne, un hamburger. E sembra averlo proprio apprezzato. “Ho iniziato a fare piccoli lavori per la fattoria e ho scoperto che mi piaceva – ha raccontato al Guardian -. Ho detto a Bill che mi sarebbe piaciuto lavorare lì e lui è rimasto scioccato, visto che all’epoca ero ancora vegetariana”. Per sette anni ha lavorato a tempo pieno nella fattoria, crescendo i loro due figli.
Così la svolta: per sette anni ha lavorato a tempo pieno nella fattoria, crescendo i loro due figli. Nicolette è passata dal non mangiare la carne, all’indossare una maglietta con la scritta “It’s not the cow, it’s the how”: la questione non è sulla mucca, ma sul come lei viene allevata. “Il modo in cui vengono allevate è spesso diabolicamente dannoso – ha detto ancora al Guardian -, per questo propone un metodo a suo parere migliore, che non comporti il disboscamento e altri danni all’ambiente. Se le mucche vengono liberate da stalle e allevamenti, se viene permesso loro di vagare e mangiare diverse erbe e arbusti naturali come facevano i loro antenati selvatici, possono migliorare i terreni”.
La sua teoria è spiegata anche in un libro, Defending Beef, nella quale espone discusse teorie sull’allevamento del bestiame e i suoi benefici: “Sono convinta che il pascolo, se fatto bene, sia probabilmente vantaggioso ovunque”.
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