Un “cronoprogramma per le riaperture”, come lo ha definito alle pagine di Repubblica Maria Stella Gelmini, che prenderà il via a maggio e che vedrà l’Italia pian piano tornare a una vita più “normale”, meno condizionata dalle restrizioni. Con tante incognite, in primis i vaccini e i dubbi che li accompagnano ancora. Ma con richieste già al vaglio del governo, avanzate dai rappresentanti delle categorie di lavoratori fermi ormai da oltre un anno.
L’ipotesi per il coprifuoco è quella di spostare l’orario in avanti di due ore, fissandolo per la mezzanotte in modo da favorire il lavoro dei ristoranti anche a cena e dei cinema. La Fipe, Federazione italiana pubblici esercizi, ha incontrato il ministro allo Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti e ha chiesto la riapertura sul “modello inglese” delle attività di ristorazione, con il via dal 1 maggio e con l’obbligo di favorire, però, l’attività negli spazi all’aperto.
Si ragiona anche sulla riapertura di palestre e piscine, con prenotazione obbligatoria di corsi, vasche e sale. Possibili allenamenti solo individuali alle lezioni in palestra, obbligatoria la distanza di almeno due metri da ogni altri atleta e spazio a disposizione di ogni nuotatore di 10 metri quadrati. Vietato l’uso delle docce. Obbligatorio l’uso di scarpe ad hoc per l’allenamento, mentre cambi e altri indumenti andranno riposti in borse chiuse.
Per quanto riguarda il mondo del cinema, dei teatri e della sale da concerto, si lavora per ripartire sfruttando il 50% della capienza: un posto occupato ogni due, con un massimo di 500 spettatori al chiuso e 1000 all’aperto. Il precedente protocollo ne prevedeva esattamente la metà. In caso di eventi straordinari addirittura si propone di allargare ancora quei numeri prevedendo però protocolli specifici come l’obbligo di tampone negativo per tutti i partecipanti.
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