Sull’inchiesta del possibile finanziamento della Russia alla Lega, Salvini promette querele a destra e manca, ricordando che già lo ha fatto in passato. Ma il direttore de L’Espresso, dove apparve il primo filone di inchiesta su questa vicenda, precisa subito che a loro non è mai arrivata nessuna denuncia: “I vertici della Lega una denuncia contro l’Espresso l’hanno presentata, parlando di incessante campagna diffamatoria. Citano diversi articoli ma non quello sulla richiesta di denaro a Putin”.
Così il direttore de L’Espresso Marco Damilano commenta lo scoop del sito d’informazione americano BuzzFeed che ha pubblicato l’audio dell’incontro tra gli uomini di Vladimir Putin e i rappresentanti della Lega.
Si parla sempre della presunta trattativa tra il Carroccio e il Governo Russo: un affare da 65 milioni di dollari tramite l’acquisto scontato di gas. Soldi da destinare alla campagna politica del partito di Matteo Salvini, in violazione, se dovesse essere confermato, delle leggi che regolano il finanziamento elettorale. Quei soldi sarebbero serviti per finanziare la campagna elettorale in vista delle elezioni europee 2019.
Non è chiaro se all’incontro fosse presente il vicepremier, anche lui in visita nella capitale russa il 17 e il 18 ottobre 2018, i giorni degli incontri, la cui voce però non è presente nell’audio. Per Damilano: “Resta un buco di dieci ore nel programma moscovita di un leader leghista solitamente iperconnesso”, un fatto sorprendente agli occhi del direttore dell’Espresso.
Ma a insospettire Damilano è soprattutto il fatto che la Lega non avesse contestato al settimanale da lui diretto gli articoli usciti negli ultimi mesi sui presunti finanziamenti russi al Carroccio. “Il motivo è semplice – ipotizza Damilano – Salvini dice di non aver preso neppure un rublo ma non può smentire l’inizio di una trattativa con il governo russo”.
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