È scoppiata una guerra tra Vaticano e Stato italiano, di quelle che non si vedevano da tempo. E la nota della Chiesa “contro” il Ddl Zan non ha fatto che alimentare un dibattito già molto serrato nell’opinione pubblica. Bastava aprire ieri (e anche oggi) i social per notare come tutti si stiano scontrando su questa vicenda. Un punto però va chiarito: è stato Papa Francesco in persona ad approvare la controversa nota del Vaticano sul ddl Zan consegnata il 17 giugno da monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i rapporti con gli Stati, all’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, per la presunta violazione del Concordato tra Italia e Vaticano. (Continua a leggere dopo la foto)
“Non si può immaginare che un passo di questo genere sia avvenuto senza l’assenso esplicito di Papa Francesco“, ha dichiarato all’Huffingtonpost Cesare Mirabelli, giurista, ex presidente del Csm e della Corte Costituzionale, e consigliere generale della Pontificia commissione per lo Stato della Città del Vaticano. “È come se si potesse immaginare che un ambasciatore agisca contro le direttive del suo Governo. Impensabile”. L‘ipotesi è stata poi confermata da fonti interne vaticane sempre all’Huffingtonpost, il che smentisce che si sia trattato di una mossa della Curia contro Francesco. (Continua a leggere dopo la foto)
La Santa Sede ieri, dopo la pubblicazione della notizia sul Corriere della Sera, ha puntualizzato che la Nota verbale era stata inviata “informalmente” e che la richiesta non è quella di un blocco, ma di una “diversa modulazione del disegno di legge sull’omotransfobia”. Secondo Repubblica, l’ala bergogliana della Curia romana sarebbe rimasta spiazzata dalla decisione, con “diversi prelati che temono l’effetto boomerang di questa iniziativa diplomatica inaspettata e certamente inusuale”. (Continua a leggere dopo la foto)
D’altro canto, il pontefice è lo stesso che alcuni anni fa pronunciò la celebre frase: “Chi sono io per giudicare un gay?” e che sul tema del ddl sulle unioni civili disse: “Io non mi immischio”, precisando che dei temi nazionali deve occuparsi la Cei. Nell’articolo firmato da Paolo Rodari si legge che “Francesco da tempo ha delegato alla Segreteria questi temi, senza seguirne poi tutti i dettagli. Tanto che oggi non può che osservare in silenzio ciò che accade, consapevole delle perplessità di molti ma insieme, nonostante le divisioni interne alla Curia, cercando di evitare strappi”.
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