“Ci buttano fuori? Quando Di Maio dice o con me o fuori afferma un’idea padronale di un Movimento in cui oggi sembra venire meno la dialettica e la capacità di ascolto e risposta”. Un malumore che cresce con il passare delle ore, con l’avvicinarsi dell’arrivo in aula al Senato – all’inizio della prossima settimana – del decreto sicurezza. A parlare è Gregorio De Falco, ex comandante della capitaneria di porto famoso per lo scontro con Schettino (“Torni a bordo…”) e ora senatore M5S.
De Falco è uno dei leader della cosiddetta fronda Cinquestelle, parlamentari vicini al presidente della Camera Roberto Fico (ci sono anche Paola Nugnes, Elena Fattori, Matteo Mantero) polemici con la linea Salvini in materia di immigrazione. Al vicepremier pentastellato De Falco ricorda: “Si dovrebbe tenere presente che nel Movimento non c’è spazio per professionismi della politica. Qualcuno si dovrebbe ricordare che il secondo mandato è il raggiungimento del limite. Dobbiamo ricordarci che abbiamo tutti accettato di avere una data di scadenza”.
Insomma, ricorda all’attuale leader Cinquestelle che dovrà, al prossimo giro, farsi da parte. De Falco spiega poi la sua strategia nel caso in cui non venga posta la fiducia sul decreto sicurezza. “Se, come mi auguro, non verrà posta la fiducia al decreto sicurezza chiederò di sottoscrivere alcuni emendamenti presentati da altre forze politiche di cui condivido il contenuto: da Leu al Pd fino a Fi. E se questi emendamenti verranno bocciati chiederò di fare una dichiarazione di voto in dissenso al gruppo”.
E ancora: “Se metteranno la fiducia vedremo. Io confido molto nelle parole di Di Maio che ha detto che alcune correzioni al decreto potranno essere decise in Aula”. Il segnale evidente di un malumore che cresce, soprattutto nell’ala sinistra del Movimento. Con contraccolpi anche nei sondaggi. Ma anche la prova di un rapporto sempre più difficile con l’alleato leghista, come evidente dallo scontro tra i due ministri, Bonafede e Bongiorno, in materia di prescrizione.
In Senato i gialloverdi hanno solo 6 voti sopra la maggioranza assoluta. Ma i numeri sul decreto non dovrebbero essere a rischio. Il provvedimento – così caro a Salvini – può contare sul “soccorso” di Fratelli d’Italia. Ma per il Movimento si tratta di una grana.
E l’assemblea dei parlamentari che era stata convocata nei giorni scorsi per affrontare la discussione è stata più volte rinviata. Intanto Di Maio sembra aver perso la leadership ed è costantemente pressato tra due fuochi: i movimentisti che vorrebbero i 5 Stelle meno servitori della Lega e Salvini che invece continua a mangiare la fetta più grande dell’elettorato. Una spaccatura sarebbe la cosa più deleteria per la Casaleggio Associati.
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