Il sindaco di Napoli De Magistris ha sferrato un pesante attacco a Roberto Saviano. Non è la prima volta, come è noto, e questo è l’ennesimo capitolo di un dissapore tra i due che va avanti da diverso tempo. “Sono molto contento del trionfo a Berlino del suo film, ma sono molto meno entusiasta dell’incapacità di Saviano di raccontare la città di Napoli nel suo corpo, nella sua anima, nel suo cuore e nel suo pensiero. Evidentemente Saviano continua a non saper analizzare e conoscere Napoli, una città che ha bisogno di narrazioni corrette e che io difenderò sempre così come difenderò le opere d’arte”, dichiara De Magistris.
“Spiace che uno come Saviano non si sia reso conto di cosa sta accadendo in questi anni a Napoli dove le stese ci sono ancora, ma dove è di gran lunga prevalente la rinascita culturale di cui sono protagonisti anche tantissimi bambini – afferma ancora il sindaco -. Noi non nascondiamo le stese, la camorra e la criminalità. Noi le vediamo tutti i giorni e, a differenza di Saviano che le racconta solo in testi e film, andiamo a incontrare i feriti, i commercianti e le persone danneggiate e lavoriamo per cacciare la camorra dalla politica”.
“La sua narrazione che Napoli è solo camorra è assolutamente inaccettabile perché – ha detto ancora De Magistris – qui ci sono insegnanti, poliziotti, carabinieri, magistrati, l’amministrazione e i cittadini che lottano, che si sporcano le mani, che ‘jettan ‘o sang’ (“buttano il sangue”) per una Napoli diversa e tra questi Saviano non c’è”. De Magistris ha infine sottolineato che l’amministrazione ha sostenuto il film nella fase delle riprese in città ed ha fatto i complimenti a tutto il cast, “bravissimo”.
Ma “qui tutti sappiamo anche l’effetto emulativo che simili film possono avere dal punto di vista pedagogico”, ha concluso il sindaco di Napoli. Saviano aveva parlato della città nel suo intervento al cinema Metropolitan, prima della proiezione della pellicola. “A Napoli non è cambiato nulla da quando Le mani sulla città veniva visto come un film che parlava male della città o da quando Eduardo veniva visto con diffidenza, perché raccontava la parte buia e povera della città”.
“Ci sono passati – ha aggiunto – tutti gli artisti e scrittori napoletani, per me è normale che la città celebri la pizza più grande del mondo e nasconda questi suoi aspetti, ma io continuerò e più darò fastidio, più avrò carica”. Saviano ha sottolineato che nella costruzione del film “non abbiamo pensato di parlare alle istituzioni nazionali o di Napoli, né a quella borghesia che qui o in Calabria somiglia sempre di più alle borghesie colombiane e venezuelane, chiuse nella retorica del bel mare e del buon cibo di Napoli”.
“Una retorica su cose di cui non hanno alcun merito ma se la intestano. Credere che raccontare le ferite della città sia un modo per diffamare è un falso: lo dimostra il fatto che il centro storico vive grazie ai turisti, come mai vengono e non sono terrorizzati dal nostro racconto?”.I rapporti a distanza tra lo scrittore e l’amministrazione comunale del sindaco de Magistris continuano a essere tesi.
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