Nella giornata di mercoledì 3 maggio l’Aula della Camera, con 213 voti a favore, 133 contrari e 5 astenuti, ha votato la fiducia al governo Meloni sul decreto migranti, già approvato in precedenza dal Senato. Le opposizioni di centrosinistra criticano duramente il provvedimento. A far discutere è soprattutto l’articolo 7 ter del decreto che dovrà essere per forza modificato da Palazzo Chigi perché limiterebbe il diritto di difesa del migrante. Ma sul piede di guerra scende anche la Caritas.
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Secondo quanto si apprende, dunque, nella maggioranza di centrodestra si starebbe pensando a due soluzioni per uscire dal vicolo cieco rappresentato dall’articolo 7 ter del decreto migranti. Si potrebbe ricorrere o ad una norma ad hoc correttiva da inserire in un decreto nel più breve tempo possibile, forse durante il prossimo Consiglio dei ministri del governo Meloni. Oppure affidarsi ad una modifica del decreto da effettuarsi in sede di “coordinamento formale del testo”. Toppa che, così come il resto del provvedimento, non convince affatto la Caritas.
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Decreto migranti: Caritas contro Meloni
“L’istituto della protezione speciale ha finora garantito anche a persone irregolarmente presenti sul territorio di poter sanare la propria posizione. – scrive sul Sir il direttore della Caritas don Marco Pagniello parlando del decreto migranti varato al governo Meloni – Se questa previsione viene ora ridotta, si rischia di tornare ad alimentare l’irregolarità e la ricattabilità di molti, di lasciare senza tutela quelle persone che provengono da situazioni di conflitto non conclamate, le vittime di violenze, anche di genere, quanti sono gravemente malati o in fuga da disastri ambientali”.
Il direttore della Caritas sottolinea anche che l’inasprimento delle pene per i trafficanti di esseri umani e l’estensione della possibilità di trattenere le persone nei Cpr “sembrano provvedimenti destinati ad avere scarsa efficacia e poca utilità pratica”. Insomma, anche don Pagniello non fa sconti al governo guidato da Giorgia Meloni dopo l’approvazione del decreto migranti.
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