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Def bocciato anche dal Parlamento: il Governo prova a rimescolare le carte ma i conti non tornano

“Previsioni troppo ottimistiche”. L’Ufficio parlamentare di Bilancio boccia la manovra integrativa al Def presentata dal Governo. E non si tratta di una bocciatura di poco conto. L’Authority istituita per l’attuazione del Fiscal Compact ha valutato dunque “troppo ottimistiche” le previsioni di crescita del Pil reale (1,5%) e nominale (3,1%) che hanno ispirato la manovra gialloverde. La quale esporrebbe il Paese a forti “rischi al ribasso” a causa della “congiuntura debole e delle turbolenze finanziarie”. L’odierno spread sopra 300 non ha certo aiutato a rassicurare l’UpB, che ha quindi emesso una valutazione negativa durante l’audizione in Commissione Bilancio di Camera e Senato di qualche ora fa.

Alle Finanze adesso è corsa contro il tempo, e il ministro Tria, notoriamente contrario alla forzatura del 2,6, è fortemente preoccupato. Anche perché domani, dopo aver relazionato in Parlamento, dovrà partire per partecipare al meeting del Fondo monetario europeo. Ora il documento dovrà subire delle modifiche, come da indicazione dell’Authority di vigilanza sui conti e sulla tenuta del Def, mandando di fatto in fumo la proposta politica con cui M5S e Lega lo hanno varato, o il responsabile del dicastero dovrà convincere (impresa ardua) i tecnici a rivedere il giudizio negativo svelando come fare per far quadrare i conti senza rischi. Ma i numeri non tornano e nessuno meglio di Tria lo sa.

In entrambi i casi, la strada è in salita e il tempo stringe, perché entrò lunedì è atteso a Bruxelles il piano contenente nel dettaglio tutte le misure della manovra che dovranno essere prese in esame dalla commissione. Il termine di consegna, modifiche o meno, è perentorio per scongiurare una procedura di infrazione.

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