La febbre dengue, comunemente nota come “febbre spaccaossa”, ha fatto il suo ingresso in Italia. Il Ministero della Salute ha confermato sei casi autoctoni, uno nel Lazio e cinque in Lombardia, tutti emersi nel mese di agosto. Questi individui non hanno avuto contatti con zone endemiche, il che significa che hanno contratto la malattia sul territorio italiano a causa della puntura della zanzara Aedes. Oltre a questi, sono stati riportati altri 79 casi di persone che sono rientrate da viaggi in zone a rischio.
Il primo focolaio riguarda un uomo di 73 anni di Castiglione d’Adda, in provincia di Lodi. Iniziando dal 3 agosto, l’uomo ha manifestato sintomi quali dolori articolari e muscolari, eruzioni cutanee e febbre alta. Non aveva viaggiato in zone endemiche. Allo stesso modo, un 42enne di Roma ha manifestato sintomi simili dal 2 agosto. Il 28 agosto, sono stati segnalati altri quattro casi a Castiglione d’Adda.
La circolare del Ministero mette in evidenza che non si può escludere l’insorgenza di ulteriori casi autoctoni, soprattutto nelle zone in cui sono già stati identificati. Di conseguenza, le Regioni sono invitate a seguire il Piano di Sorveglianza per le Arbovirosi, e a potenziare il sistema di sorveglianza. I pazienti coinvolti stanno ora migliorando e sono state avviate misure preventive nei luoghi interessati.
Pur essendo abbastanza comune in Italia segnalare casi di dengue, la maggior parte di questi sono solitamente contratti all’estero. Tuttavia, nel 2020, 11 casi autoctoni sono stati segnalati nel Paese. L’anno scorso, la Francia ha segnalato tre focolai autoctoni di febbre dengue, dimostrando che la malattia si sta diffondendo in nuove regioni. Le alterazioni climatiche, con le loro condizioni estreme, stanno facilitando la diffusione di questo virus. L’OMS ha riportato che nei 50 anni passati, l’incidenza della dengue è cresciuta di 30 volte.
La dengue è causata da quattro varianti di un virus trasmesso attraverso zanzare infette. La principale responsabile è la Aedes aegypti, non presente in Italia ma piuttosto in zone tropicali. La zanzara tigre, che è presente in Italia dal 1990, può anche trasmettere il virus, sebbene meno efficacemente.
I sintomi possono manifestarsi dopo circa una settimana dalla puntura e comprendono febbre alta, mal di testa, dolori muscolari e nausea. In rari casi, può progredire a una forma emorragica con un tasso di mortalità più elevato. Attualmente, esistono due vaccini contro la dengue, uno per chi è già stato esposto al virus e un altro tetravalente per i viaggiatori. Quest’ultimo sarà presto disponibile in Italia per coloro che viaggiano in zone endemiche.