Immagini e video girati nei centri di detenzione libici dove i migranti salvati dalla guardia costiera libica vengono rinchiusi e sottoposti a torture. Dei veri e propri lager, dunque. A due passi da noi, nel 2019. Quello che è successo nel centro di detenzione di Triq al Sikka a Tripoli, in Libia, è l’ennesima dimostrazione dell’inadeguatezza delle strutture libiche e dei soprusi e delle barbarie a cui sono sistematicamente sottoposti i migranti nel Paese. A Triq al Sikka martedì 26 febbraio circa 500 residenti avevano inscenato una protesta per le condizioni del centro.
Si trattava soprattutto di migranti che sono stati intercettati nel Mediterraneo dalla Guardia costiera libica, finanziata dall’Unione europea, compresa l’Italia. Dopo essere stati riportati in Libia erano finiti nel centro di detenzione senza una parola su quando sarebbero stati liberati e sottoposti a torture.
Secondo le testimonianze di alcuni migranti circa 30-50 persone, tra cui 4-5 minori, sono stati portati in una cella sotterranea dove sono stati rinchiusi e sottoposti a torture. Si tratta dello stesso centro dove un profugo somalo, portato alla disperazione dall’attesa interminabile e dalle condizioni disumane in cui si trovava, si è dato fuoco nell’ottobre del 2018. Lo stesso dove i detenuti erano stati lasciati per un mese senza medicinali dopo un’epidemia di tubercolosi.
I manifestanti si erano radunati fuori dal centro con i loro averi, aspettando di incontrarsi con rappresentanti dell’alto commissariato delle Nazioni Unite, come era stato loro promesso. Dopo la visita di una delegazione olandese, invece, circa 100 guardie li hanno circondati e colpiti con oggetti metallici e bastoni. Le persone considerate a capo della rivolta sono state portate nella cella sotterranea…
Tutto ciò sotto gli occhi del Dipartimento per il contrasto all’emigrazione clandestina, quindi del Governo libico. Sono circa 26 i centri di detenzione libici, dei veri e propri inferni per i migranti costretti a vivere in condizioni igieniche precarie, in stanze affollate, senza scorte alimentari sufficienti e, come se non bastasse, dove subiscono regolarmente abusi, maltrattamenti e violenze.
I centri di detenzione sono ufficialmente sotto il controllo del ministero dell’Interno libico. La posizione dell’Unione europea è che andrebbero chiusi. Eppure i migranti intercettati dalla Guardia costiera libica, finanziata dall’Ue, li portano sempre lì. I migranti che riescono a salvarsi mostrano le lacerazioni dovute alle torture subite. E noi siamo complici di tutto questo.
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