Il tema della violenza sulle donne è molto sentito, come è giusto che sia. Ma c’è anche l’altra faccia della medaglia. E riguarda chi, approfittandosi di un dramma reale, si rivolge alla giustizia presentando false denunce per violenze mai avvenute contro gli ex mariti o conviventi. Un problema serio che, oltretutto, rende più difficile il lavoro delle Forze dell’Ordine e danneggia gravemente le vere vittime di abusi.
Un caso eclatante, che ha avuto inizio nel 2016, è venuto alla luce in questi giorni a Torino, dove una donna di 39 anni si era rivolta ai Carabinieri per presentare una denuncia contro il suo ex per maltrattamenti. Ma non era vero niente, e l’uomo era stato assolto sia in primo grado, sia in appello, dopo aver subito la gogna di un’accusa infamante e tutte le rogne e le spese legate al percorso giudiziario.
Ma stavolta la faccenda non si è chiusa qui, come accade troppo spesso. Perché è emersa una telefonata fra i due che ha portato all’apertura di un nuovo procedimento. Solo che in questo caso a essere sotto accusa per calunnia ed estorsione è proprio lei. La svolta è stata resa possibile, per l’appunto, dall’esistenza della conversazione in cui la donna garantiva al suo ex che sarebbero tornati insieme e che avrebbe ritirato la denuncia. A patto che lui rinunciasse a tutto per lei e le intestasse la tabaccheria di proprietà di entrambi.
Un esercizio che avevano preso in gestione insieme nel 2014 (dopo altri due tentativi falliti), e nella quale l’uomo aveva investito più della metà del denaro in cambio di un terzo degli utili, come riferiscono Repubblica e il Corriere della Sera. L’ex compagno della donna, che lavorava in una ditta di ricambi d’auto, si era anche impegnato a dare una mano con la gestione del negozio nel tempo libero.
L’uomo si era quindi accollato gli orari di apertura, chiusura e pausa pranzo della tabaccheria. Ma la gestione si era rivelata più difficile del previsto e nella coppia erano iniziate le discussioni, seguite dalla rottura e dalla denuncia presentata dalla donna. Grazie alla telefonata incriminata, la vittima della falsa denuncia – dopo l’assoluzione piena dalle accuse – ha potuto costituirsi parte civile nel processo avviato contro la sua ex compagna, assistito dai legali Andrea Fenoglio e Alessia Di Donado, mentre la donna ha scelto come avvocato Davide Parlatano. L’uomo ora chiede alla sua ex 130.000 Euro come risarcimento per danni economici e di salute. Per l’accusata, il Pubblico Ministero Laura Ruffino ha chiesto una pena di tre anni di reclusione.