Una nuova indagine ha scosso il mondo dei deodoranti, svelando contenuti inquietanti che potrebbero far storcere il naso a molti consumatori. Commissionata da ÖKOTEST, rinomata rivista tedesca per i consumatori, l’analisi ha messo sotto la lente 39 deodoranti roll-on con l’etichetta “senza alluminio”, svelando verità sconcertanti.
Contrariamente alle aspettative, sono stati proprio i prodotti dei marchi più famosi a finire sotto accusa, classificati come “insufficienti” per la presenza di sostanze pericolose. Ökitest ha rivelato la presenza di formaldeide, fragranze problematiche, composti Peg, dietilftalato e polimeri sintetici in vari deodoranti. Marchi rispettati come Vichy, Dove, Nivea e Avéne hanno visto alcuni dei loro prodotti elencati tra i peggiori.
Secondo Roberto Demaio, esperto intervistato sull’argomento, la presenza di formaldeide è particolarmente preoccupante, essendo classificata come allergene e potenzialmente cancerogena per gli esseri umani dall’Associazione Internazionale per la Ricerca sul Cancro (AIRC). Sebbene il suo utilizzo puro sia vietato nei cosmetici, sono permessi altri composti che possono rilasciarla nel tempo.
Non è finita qui: l’analisi ha rilevato anche la presenza di altri ingredienti indesiderati come i Peg, noti per essere derivati cancerogeni, utilizzati come emulsionanti e tensioattivi in prodotti per la pulizia domestica. Questi composti sono stati individuati in deodoranti di marchi noti come Dove, Rexona e Nivea.
Non solo sostanze chimiche problematiche, ma anche fragranze allergeniche come l’isoeugenolo, l’idrossicitronellale e il cashmeran sono state individuate in vari deodoranti. Queste fragranze non solo possono causare reazioni cutanee, ma alcune sono anche difficilmente biodegradabili, aumentando il rischio di impatti ambientali negativi.
Inoltre, ÖKOTEST ha rivelato che i sali di alluminio, noti per la loro controversa relazione con possibili problemi di salute, sono stati trovati in molti deodoranti antitraspiranti, anche in quelli di marchi rinomati come Borotalco, Breeze, Dove e Nivea.
Questa scoperta ha scatenato preoccupazione tra i consumatori che, fidandosi delle etichette “senza alluminio”, si trovano ora a confronto con una realtà ben diversa. Come sempre accade in questi casi, la verità dietro le etichette potrebbe essere più complessa di quanto appare.