Un parcheggio vietato, l’auto di servizio di un vigile messa in un posto riservato ai disabili. L’inizio di un incubo per Gian Marco, contro il quale si era scatenata una vera e propria gogna social, con insulti, accuse, prese in giro. L’inizio della fine per un uomo che non ha retto quella pressione improvvisa, il senso di colpa, di vergogna, la rabbia. Gian Marco Lorito, 44 anni, è arrivato fino al punto più estremo, quello di togliersi la vita stanco di vedere il proprio nome capeggiare sui social network, sempre accompagnato da parole di scherno.
“Quei messaggi per lui erano diventati un incubo — ha raccontato a La Repubblica la compagna Marisa, 42 anni — Vedeva la sua carriera rovinata. Soffriva all’idea di avere magari disonorato la divisa. Lui che viveva per questo lavoro e che era stimato da tutti. È tutto qui, davvero: non ci sono altri motivi. Prima di questa storia Gian Marco era sereno”. A nulla erano servite le scuse del vigile, che non avevano placato l’ira degli utenti che continuavano ad additarlo per quel vecchio errore a ogni occasione.
Una lista lunghissima di messaggi, di ogni tipo: “Meglio ridere, altrimenti è meglio spararsi”, “Vergognati”, “Ecco gli abusi di potere”, “Incivile, è così che dai l’esempio!”. Altri terribili, come “Puoi anche ammazzarti”. Gian Marco alla fine non ha retto: non vedendolo rincasare dopo aver finito il suo turno al comune di Cividate, la moglie ha chiamato il corpo di polizia di Palazzolo, comando di appartenenza dell’agente. Si erano attivati anche i vigili del fuoco per le ricerche, fino a che il corpo non è stato trovato nell’auto di servizio.
L’agente, che l’anno scorso era stato premiato perché aveva fermato un’auto rubata con a bordo gli attrezzi dei rapinatori, si era sparato con la pistola d’ordinanza. Tutta colpa di quel 24 gennaio quando Lorito aveva parcheggiato l’auto della polizia locale sulle strisce riservate ai disabili per seguire un corso anti-infortunistica. L’immagine era stata catturata da uno smartphone e rilanciata. Lui, mortificato, si era subito scusato per l’accaduto. Ma la vicenda non era finita lì: alla fine, schiacciato dal peso di quel momento, la scelta peggiore. Una storia nella quale ci hanno perso tutti.
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