Alessandro Di Battista tra i protagonisti dell’ultima puntata di Cartabianca. Ospite nello studio Rai di Bianca Berlinguer insieme al giornalista Paolo Mieli, l’ex parlamentare M5S si toglie diversi sassolini dalle scarpe. Ma se la prende in modo particolare con il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, e con il presidente del Consiglio, Mario Draghi.
“Un governo dove governano tutti è la morte della politica. I governi Conte 1 e 2 erano maggiormente politici, oggi decide quasi tutto Draghi”, dichiara Di Battista a Cartabianca. “Non c’è nessuna restaurazione, questo governo non è una scelta dei cattivi per mettere a tacere i buoni. Semplicemente quei ‘buoni’ non avevano più la maggioranza”, obietta però Paolo Mieli.
“Se i Cinque Stelle avessero tenuto la linea politica che volevo io, cioè sì Conte e no Renzi, Draghi non sarebbe premier e Renzi sarebbe fuori dal governo. Si potevano trovare i responsabili che sicuramente erano migliori dei renziani”, prosegue poi l’ex parlamentare pentastellato puntando il dito contro l’attuale premier e l’ex segretario del Pd. “Draghi al Quirinale? Non me lo auguro. Non vorrei un privatizzatore feroce come Presidente della Repubblica”, arriva poi la stoccata contro l’inquilino di Palazzo Chigi il cui passaggio al Quirinale viene dato per probabile.
“Il fatto che lui sia autorevole è fuori di dubbio. – affonda il colpo Di Battista – Ma le sue scelte passate, economiche e politiche, non depongono a suo favore. Io vorrei una persona come Zagrebelsky. Ma come può il Movimento accettare o meno nomi proposti da chi ha perso le elezioni tre anni fa?”, si chiede polemicamente. “La mail di Rondolino? – conclude rispondendo ad una domanda sulla presunta strategia social dei renziani contro il M5S – La task force per delegittimarci è una vergogna. E in un Paese civile Renzi si vergognerebbe a uscire di casa dopo aver preso, seppur legalmente, quattrini da un regime estero”.
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