All’interno del Movimento 5 Stelle si sta consumando una faida, e di conseguenza questa va a pesare sul governo. Ieri (1 settembre) un episodio emblematico che ha mandato su tutte le furie il premier Conte, il quale – stando alle voci di palazzo – sarebbe davvero imbufalito con Di Maio. Alla Camera, infatti, il ministro Federico D’Incà a un certo punto si rende conto che un emendamento firmato da cinquanta grillini stava puntando a bloccare la possibilità di rinnovo dei vertici dell’intelligence – inserita nel decreto Covid – fortemente voluta da Giuseppe Conte.
Il premier puntava alla conferma di alcuni vertici, ma dal Movimento è partita la trappola. Una mina capace di ribaltare gli equilibri della maggioranza e del governo. Come ricostruisce Repubblica, “il responsabile dei Rapporti con il Parlamento chiama il presidente Conte, poi i capigruppo. Solo la fiducia, concordano, può evitare l’incidente e salvare Palazzo Chigi. I deputati 5S, intanto, vengono contattati. Molti, almeno venti, sono fedelissimi di Luigi Di Maio, vivono in simbiosi politica con lui, non muovono un passo senza consultarlo”. E a questo punto Palazzo Chigi non lo considera solo un caso.
Qualcuno dei fedeli di Di Maio, intanto, ritira la firma. Le pressioni sono fortissime. E il sospetto di un agguato ordito contro Conte si è diffuso rapidamente, anche se a sera Di Maio fa sapere: “Sono estraneo, nessuno provi a tirarmi dentro giochini di Palazzo che non mi appartengono”. Ma non tutti sembrano credergli. Il momento più sconcertante è però un altro. Scrive sempre Repubblica: “Succede quando qualcuno dei firmatari dissidenti, marcato a uomo dal governo nel bel mezzo della bagarre parlamentare che si scatena dopo l’annuncio dell’ennesima fiducia, confidano candidamente: ‘non sapevamo che fosse un problema. Ci avevano anzi detto che c’era il parere favorevole delle commissioni e del governo!'”.
Non è vero. E il sospetto di Conte è che qualcuno stia giocando sporco e che punta a interferire nella partita delle nomine dell’Intelligente. Forse il piano politico e quello della gestione dei Servizi si sono sovrapposti a causa della non coordinata azione di due gruppi di 5S ostili al premier. Questa è dunque la fotografa di un Movimento ormai ingestibile. “Questi devono capire che non è un gioco- si infuria Enrico Borghi, membro dem del Copasir – Parliamo dei vertici degli apparati di sicurezza nel mezzo di una pandemia”.
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