Era stata inizialmente solo una voce, che però continuava a farsi ora dopo ora sempre più insistente. Poi l’ufficialità. Luigi Di Maio lascia la poltrona di capo politico di un Movimento Cinque Stelle in difficoltà, vittima di un crollo clamoroso di popolarità e al centro di un governo, giallorosso, segnato da crepe sempre più evidenti. Lo ha fatto al Tempio di Adriano a Roma preceduto da un intervento di Emilio Carelli che ha chiesto un grosso applauso per il capo uscente. Precisando poi, come tutti: “Il governo non rischia, il cronoprogramma va avanti”.
Una mossa che arriva a quattro giorni dalle elezioni regionali in Emilia Romagna e in Calabria, un tentativo di ridare ossigeno a un partito che ormai è in picchiata nei sondaggi. Di Maio è partito dal tema dei facilitatori (l’evento era programmato proprio per la loro presentazione) dicendo che renderanno possibile dare una risposta ai cittadini sul territorio. Poi il passaggio clou: “Da oggi inizia il percorso per gli Stati generali del Movimento. È giunto il momento di rifondarsi. Oggi si chiude un’era. Ho portato a termine il mio compito”. Per poi rivendicare di aver protetto il Movimento da “trappole e approfittatori”. Di Maio ha poi pronunciato
una frase che la dice lunga sul travaglio di questi ultimi mesi: “I peggiori nemici sono all’interno”. Poi qualche altro sassolino tolto dalle scarpe: “Ho visto che dopo la notizia delle mie dimissioni il titolo di Atlantia è salito in borsa. È la prova che i mercati non hanno capito nulla di noi. Mi fido di chi verrà dopo di me”.E ora? Il totonomi per individuare il sostituto di Di Maio è già scattato, puntualissimo. La “reggenza” passa innanzitutto a Vito Crimi, il più anziano degli eletti, come da statuto. Poi sarà il momento di trovare un successore: le ipotesi più forti sono quelle di Giuseppe Conte e Alessandro Di Battista, ai due poli opposti. A seguire Stefano Patuanelli, Max Bugani, Nicola Morra e Roberto Fico. In caso la scelta ricada su una donna, invece, le candide favorite sono Paola Taverna, Chiara Appendino e Roberta Lombardi, quest’ultima tra le più decise sostenitrici dell’alleanza con il Pd.
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