I Cinque Stelle vogliono il Conte bis. E vogliono imporlo a tutti i costi al Pd, al punto da aver trasformato la conferma del premier in un punto essenziale per la nascita stessa del governo giallorosso, una condizione alla quale non sono disposti a derogare. L’ultimo segnale in questo senso è arrivato da Beppe Grillo con un post su Facebook dove il presidente del Consiglio è stato addirittura definito un Eletto. Una partita che si è giocato nel faccia a faccia tra Di Maio e Zingaretti.
Stando alle indiscrezioni che filtrano dal fronte grillino, l’incontro che si è tenuto a casa del sottosegretario M5s Vincenzo Spadafora con la più classica delle cene ha visto Di Maio scoprire la sua carta più forte. E Zingaretti incassare. E d’altronde il margine di manovra si è fatto più ampio. All’interno delle file dem infatti i non renziani stanno spingendo sempre più forte per un accordo da chiudere il prima possibile con i Cinque Stelle, anche a costo di accettare Conte come premier.
A sposare l’idea Conte sono i non renziani. C’è una truppa, che guarda ad esempio ad Andrea Orlando e Dario Franceschini, che chiede almeno di non escludere a priori l’opzione. Raccontano, dal fronte zingarettiano, che il segretario abbia chiesto l’appoggio di Renzi, con una telefonata preventiva, per il veto su Conte e abbia strappato un appoggio in nome dell’unità. Ma per l’ex premier, il nome non è mai stato un problema.
Rimane una parte consistente dei democratici, che comprende ex ministri dei governi Renzi e Gentiloni e pure intellettuali di peso, per i quali l’ex presidente del Consiglio rimane l’opzione migliore per un governo politico e soprattutto in chiave anti-Salvini. Il fatto è che, il “90 per cento dei parlamentari Pd”, raccontano sempre le fonti, “è a favore dell’accordo” e la condizione che stiano fuori “i membri di governi precedenti (Renzi e Gentiloni)” è sufficiente per far iniziare la partita. Una partita che, almeno sul fronte dei temi, sembra fattibile.
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