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Di Maio in guerra con i filo-Conte: tutte le crepe di un Movimento in crisi

Vacilla pericolosamente, il Movimento Cinque Stelle. Spaccato tra chi sostiene la necessità di andare avanti sempre e comunque con il Pd e chi vorrebbe rinnegare in fretta e furia l’alleanza, nella speranza che l’alternativa non sia soltanto il voto. Dilaniato dalle consultazioni sulla Rousseau che hanno smentito la linea impostata dai vertici e costringeranno il partito all’ennesimo, delicatissimo passaggio alle urne. Ma soprattutto in crisi netta di consensi, coi sondaggi a dipingere scenari via via meno rosei per quello che un tempo era il riferimento della gente che scendeva in strada per dire basta.

I tempi sono cambiati, la protesta ora ha il colore verde e rabbioso della Lega salviniana. E il Movimento è sempre più nei guai, i pezzi che iniziano a sfaldarsi uno dopo l’altro. A resistere è però un patto, quello stretto a suo tempo tra i due giovani che più di tutti incarnavano la rottura pentastellata: Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. L’attuale numero uno del partito non transige su questo e, di fronte alle difficoltà, ha ribadito in questi giorni la sua linea a tutti.In caso di passo indietro, Di Maio lascerà il ruolo di numero uno a Di Battista. Conte, il nome forte simbolo del nuovo corso giallorosso e secondo i sondaggi anche particolarmente stimato dagli italiani, dovrà farsi obbligatoriamente da parte. Niente possibili modifiche a un percorso già scritto. E pazienza se il presidente del consiglio col passare dei mesi si è sempre più avvicinato a Grillo, il guru del Movimento. In caso di ritorno al voto, l’unico che secondo Di Maio sarebbe in grado di gestire la campagna elettorale è Di Battista.Il patto regge, il Movimento un po’ meno. La notizia delle consultazioni sulla piattaforma di partito, con i militanti grillini che hanno preteso l’impegno in Emilia-Romagna e Puglia, ha spiazzato un po’ tutti. Serve, ora, rimboccarsi le maniche e correre. Da soli, dopo l’esperimento giallorosso fallito in Umbria. Con Zingaretti a guardare con sempre più preoccupazione le schegge impazzite di un alleato di governo allo sbando.

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