Come ai tempi di Catilina. Non in un anfratto buio della Roma antica, ma in una pizzeria di Napoli. Luigi Di Maio ha radunato i suoi fedelissimi e ha messo insieme i pezzi per studiare l’assalto al Direttorio. Con lui Paola Taverna, Stefano Patuanelli, Alfonso Bonafede, Giancarlo Cancelleri, Ciccio D’Uva. Oltre ai presenti, è bene considerare gli assenti: Vito Crimi su tutti. Giovedì sera, presso la pizzeria Regina Margherita, a Napoli, dopo la chiusura della campagna elettorale in Campania a favore di Valeria Ciarambino, è andata in scena una cena che vuol dire molto per il futuro del M5S. Una sorta di riunione preparatoria in vista della battaglia definitiva per porre fine alla guerra interna che sta lacerando il fu Movimento 5 Stelle. La fotografia di questa tavolata di amici-nemici non è altro che l’immagine del direttorio che sarà.
Simone Canettieri e Valerio Valentin, su Il Foglio, raccontano come è andata: “La Campania è stata la scusa per trovarsi tutti qui, dopo mille battaglie e veleni. Guerre di posizione e rapidi capovolgimenti. Sono le prove tecniche del nuovo organismo collegiale che verrà? In molti lo pensano, i diretti interessati lo sperano. A tavola girano discorsi autocelebrativi di questo gruppone che ne ha viste (e fatte) di tutti i colori. Tipo: ‘Se torniamo uniti, come lo eravamo una volta, allora saremo ancora più forti. E Conte…’. Di certo c’è che Di Maio, se potesse, la zampata contro il fu ‘avvocato del popolo’ la tenterebbe eccome, nel probabile caos che seguirà al voto”.
Ma non si può fare, perché tutti nel M5S sanno che Beppe Grillo ha blindato Conte, e dunque ben poco spazio di manovra lascerebbe all’ambizione di chi vuole defenestrarlo da Palazzo Chigi. Pesa, come si diceva, l’assenza di Vito Crimi. E allora – sempre stando ai virgolettati del Foglio – si sparge un altro terrore a tavola: “Pare che Vito voglia far celebrare gli Stati generali solo sul web, una follia. Un favore a Davide e basta”. Davide è Casaleggio, altro grande assente.
Ma qual è la strategia di Di Maio? Semplice, arrivare agli Stati generali del M5S con un pacchetto già confezionato, prendere o lasciare. E in molti vedono in questa cena l’atto preparatorio di una sorta di congiura. Si legge infine sul Foglio: “In tanti fanno sapere, sulle chat sempre inacidite da mille risentimenti, che a quel punto ne trarrebbero le conseguenze: ‘Sarà il Misto più grande della storia’. Dalila Nesci, deputata calabrese che s’è messa a capo di una corrente di una trentina di parlamentari, ha già fatto sapere che, senza un congresso vero con tanto di mozioni e voto dal vivo, gli Stati generali sanciranno l’inizio della fine di tutto”.
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