Luigi Di Maio lavora già al dopo Conte. Dietro le telecamere, lontano da quella luce del sole che lo vede, invece, sempre schierato dalla parte del premier. Qualcosa, però, è cambiato. Soprattutto nel linguaggio del ministro degli Esteri, inedito negli ultimi giorni: responsabilità, condivisione e unità sono stati i termini più gettonati, come a dire “governo di unità nazionale? Eccomi, io ci sono”. Pronto, insomma, a una svolta che permetterebbe di superare la figura dell’attuale premier, considerata particolarmente pericolosa visto il consenso di cui continua a godere. Meglio darsi da fare subito, allora. A costo di cozzare con qualche compagno di partito.
Parole, quelle di Di Maio, che sembrano ricalcate sulle dichiarazioni rilasciate da Zingaretti nelle ore precedenti. Evidente, insomma, che qualcosa stia bollendo in pentola. Come fare, però, a mandare a casa Conte? Su questo, la linea non è ancora definita. L’ex capo politico del Movimento Cinque Stelle sembra però orientato ad accollare al premier le conseguenze di una sconfitta in gran parte anche sua, quella della Whirlpool. A ottobre 2018, Di Maio rivendicava il suo personalissimo successo: “Nessuno sarà licenziato, e anzi la produzione dalla Polonia tornerà in Italia. Sono orgoglioso di dire che ce l’abbiamo fatta”. Due anni dopo, quelle parole suonano a dir poco grottesche di fronte alle proteste di chi lavora nell’impianto prossimo alla chiusura.
Non dovesse essere la Whirlpool a costare la poltrona a Conte, un altro espediente si troverà. L’importante, ora, per Di Maio è convincere quanti più esponenti grillini possibile della bontà della sua intuizione. Impresa non facile, considerando quanto il premier sia apprezzato dalle parti del Movimento, ma neanche impossibile. Come non è impossibile la nascita, a breve, di una vera e propria corrente “dimaiana”, alternativa ai Cinque Stelle.
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