Uniti sì, ma non troppo. Mentre la manovra inizia a entrare nel vivo, con l’accendersi degli scontri tra governo, opposizione e istituzioni europee, Matteo Salvini e Luigi Di Maio continuano a lanciarsi segnali di reciproca fiducia, mostrandosi spesso insieme e giocando di sponda l’uno con l’altro. Stando a quanto emerso dalle analisi di YouTrend, d’altronde, gli elettori dei due schieramenti dell’esecutivo erano concordi su determinate tematiche economiche come l’euro, ma con delle significative differenze. Gli elettori Cinque Stelle risultavano infatti più statalisti /interventisti, i leghisti più mercatisti/pro-imprese. Un elemento che i vertici pentastellati stanno valutando proprio in questi giorni concitati, e che si somma all’insofferenza per l’alleato Salvini.
Come rivelato da L’Espresso, Di Maio e le prime linee del Movimento stanno iniziando a sentire la pressione della leadership mediatica di Salvini, che da partner di minoranza sembra essersi ritagliato il ruolo quasi di un premier-ombra. Il leader del Carroccio in questi mesi è apparso più in controllo del proprio partito e più in grado di dettare l’agenda politica e comunicativa. La Lega, d’altronde, continua a volare nelle proiezioni di voto, oltre il 31% nazionale a fronte di un M5S intorno al 28.
Da qui l’urgenza per Di Maio di intestarsi politicamente il Def, presentando
la manovra come un successo personale e del Movimento.
Di qui la scelta di puntare con forza sul frame della #ManovraDelPopolo e di festeggiare l’accordo sul 2,4% di deficit dai balconi di Palazzo Chigi. Le prime reazioni all’intesa sul deficit e alle proposte che potrebbero essere incluse nella legge di bilancio sembrano confermare questa nuova partita. Per cominciare, secondo Ipsos c’è una forte demarcazione fra gli elettorati sulle misure più gradite: i sostenitori della Lega premiano la riduzione delle tasse (71%) e il condono fiscale (68%), quelli dei 5 Stelle soprattutto il reddito di cittadinanza (69%).
Rocco (e Giggino) contro tutti: il Movimento attacca Di Maio e Casalino, per i vertici Cinque Stelle sono guai serissimi