A ridosso di uno dei passaggi più delicati della recente vita politica del travagliato governo giallorosso, con le Regionali alle porte che potrebbero spazzar via le ultime certezze di dem e grillini, c’è una variabile impazzita che continua a muoversi in autonomia, mettendo in difficoltà gli stessi alleati. Si tratta del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, impegnato da tempo in manovre di rafforzamento personale in vista degli Stati Generali del Movimento, ai quali si presenterà per reclamare lo scettro di leader indiscusso del popolo pentastellato. E ora interessato molto da vicino al mondo dei servizi segreti italiani.
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Ecco, allora, crescere di colpo la tensione attorno alle partite ancora aperte, a partire dalla scelta del vice del direttore dell’Aise (Agenzia informazioni e sicurezza esterna) Giovanni Caravelli. Di Maio ha lanciato l’ex brigadiere dei carabinieri Marco Mancini, che dovrà però superare la concorrenza del consigliere militare di Conte, l’ammiraglio Carlo Massagli, e del generale Luigi Della Volpe. Se problemi non dovrebbero essercene per la conferma del generale Mario Parente alla direzione dell’Aisi (Agenzia informazioni e sicurezza interna), grazie anche alla benedizione del presidente Sergio Mattarella, tutt’altro che scontata è la scelta del nuovo comandante generale dell’Arma: il mandato di Giovanni Nistri scadrà a gennaio e non è prorogabile, almeno stando alle norme attualmente in vigore.
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