Un sostegno condiviso al governo Conte, con le forze di Pd e Cinque Stelle che lavoreranno insieme nei prossimi giorni per dar vita a quello che Di Maio ha definito “un programma omogeneo”. Termine non casuale: non si parla di un semplice contratto, come quello firmato a suo tempo con la Lega, ma di un’alleanza di governo vera e propria.
Di Maio ha ringraziato la Lega per i quattordici mesi di governo insieme, non rinnegando la sua esperienza gialloverde. Ma ha anche smontato la narrazione fatta pochi minuti prima da Salvini, che aveva esasperato la sua voglia di riportare gli italiani al voto prendendo le distanze dal Pd, il partito delle poltrone, rimarcando la sua vicinanza ai cittadini. Escludendo di aver tentato qualsiasi mediazione che non prevedesse le urne. Il leader del Movimento lo ha però smentito.
“Nei giorni scorsi Matteo Salvini mi ha proposto il ruolo di presidente del Consiglio in cambio della ripresa dell’esperienza di governo” ha detto infatti Di Maio, spiegando poi di aver declinato l’offerta, pur sentendosi onorato. Un modo per far crollare il castello di carte dell’ex alleato che, in evidente difficoltà, aveva già in passato tentato un riavvicinamento al mondo grillino dopo lo strappo.
Restano nodi da sciogliere sulla composizione del nuovo governo giallorosso. E Di Maio ha sottolineato come un ruolo chiave nello sbrogliare la matassa lo svolgeranno Conte e Mattarella. Poco prima Zingaretti aveva spiegato: “Abbiamo riferito al presidente di aver accettato la proposta del M5s di indicare in quanto partito di maggioranza relativa il nome del presidente del Consiglio dei ministri”.
C’è chi dice no, Carlo Calenda sbotta e se la prende con tutti