Il senso della conversione politica di Luigi Di Maio sta tutta in questa frase: “In Francia voterei per Macron”. L’ex capo politico del M5S, ora ministro degli Esteri, ha definitivamente riposto nel cassetto le velleità rivoluzionarie e anti sistema del Movimento per sposare la linea europeista rappresentata dal presidente francese Emmanuel Macron. E pensare che, appena due anni fa, Di Maio se ne andava in giro in macchina con l’ex amico, Alessandro Di Battista, a sostenere il movimento dei gilet gialli in Francia.
L’occasione per Di Maio di dimostrare tutta la sua fedeltà all’Unione europea così come è oggi strutturata, arriva dalla firma del cosiddetto Trattato del Quirinale. In occasione del patto bilaterale tra Italia e Francia, il presidente transalpino Macron è arrivato la scorsa settimana nel nostro Paese. Le fotografie scattate nella residenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, mostrano il ministro degli Esteri, insieme al premier Mario Draghi, in atteggiamenti molto amichevoli con l’illustre ospite straniero.
“In Francia voterei per lui. – dichiara poche ore dopo Di Maio, ospite della festa de Il Foglio – Non ho nessun problema a mettere nero su bianco i miei errori del passato. Il Trattato del Quirinale è una grandissima opportunità per l’Italia e la Francia. Ma anche per l’Europa. Ad esempio sul tema dei migranti”. Tra i presunti “errori” del pentastellato c’è anche quello, ad esempio, di aver bollato Macron come uno che ha lavorato “più per le lobby che per i cittadini”.
Acqua passata ormai, almeno stando alle recenti dichiarazioni di Di Maio. Cambiando poi argomento, secondo il ministro “il M5S se avrà la forza di uno scatto di reni, sicuramente avrà anche l’opportunità di raggiungere e mirare a un 20%. Che è oggi la soglia dove c’è la prima forza politica. Credo che possa essere la prima forza politica della coalizione il M5S in questa alleanza progressista”.
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