Non si placa la bufera intorno a Matteo Salvini dopo quel tweet che ha rischiato di far saltare un’importante operazione contro la criminalità organizzata. Anche Antonio Di Pietro è intervenuto in merito ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del format “I Lunatici”, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, in diretta ogni notte dall’1.30 alle 6.00 del mattino. L’ex magistrato ha commentato il botta e risposta tra Spataro e Salvini.
“Esprimo tutta la mia solidarietà a Spataro, offeso sul piano personale e professionale da un Ministro che in questo caso non doveva essere solo ripreso ma anche indagato, messo sotto indagine per rivelazione di segreto d’ufficio. Salvini per farsi bello si è messo a sparare la notizia prima ancora che l’operazione finisse”.
E ancora: “Se lo fa uno al bar va bene, se lo fa il Ministro dell’Interno è grave. Quando finisce una operazione in corso lo sa solo chi quell’operazione la sta conducendo. Siamo in una fase di indagini, c’è un rischio anche per coloro che quell’operazione la stanno facendo. Il fatto in sé rivela un comportamento anche penalmente rilevante”.
“Ma la cosa più grave è politica. C’è una violenza istituzionale verso una persona e una istituzione che un Ministro dovrebbe rispettare. Il Parlamento in un Paese normale sarebbe insorto, qui invece c’è un silenzio omertoso. In uno Stato di Diritto, in un Paese democratico, non è accettabile un comportamento del genere”.
Sull’attacco subito da Luigi Di Maio in questi giorni, invece, precisa: “Mio padre faceva il contadino ed è stato prigioniero di guerra. Ma se fossi stato figlio di Totò Riina non avrei avuto il diritto io stesso di farmi la mia strada e la mia vita? Voglio criticare Di Maio per quel che fa o che non fa, criticarlo per quello che ha fatto il padre è una strumentalizzazione politica che non può essere accettata”.
Interviene anche Giuseppe Cascini, capogruppo di Area al Csm: “Non possiamo trascinare questo Paese nel mondo dei social. Non siamo ragazzini e se un ragazzino assume incarichi istituzionali bisogna fargli capire che deve avere un atteggiamento consono al ruolo”. Poi, in seguito alle polemiche scaturite, precisa: “Mai chiamato ragazzino il ministro dell’Interno. Se è sembrato così, chiedo scusa”.