5. Segnalare l’account alla piattaforma social.
Per difendersi sui social, gli utenti hanno a disposizione una funzione che consente loro di segnalare gli account autori di abusi o molestie, verso uno specifico profilo o nei confronti della comunità del social network. È sufficiente selezionare l’apposita opzione, indicare il nome dell’account che si intende segnalare e la tipologia di violazione dallo stesso commessa, nonché allegare uno o più link dei tweet o dei post che dimostrano la violazione stessa. Di buono c’è che quest’operazione è immediata; peccato però che, per ottenerne anche solo una breve sospensione, l’account debba essere segnalato da parecchi utenti.
4. Inoltrare denuncia per stalking e/o diffamazione.
Per difendersi sui social è anche possibile inoltrare una denuncia ai Carabinieri e/o alla “Polizia postale e delle comunicazioni”. Nel caso in cui le ingiurie nei vostri confronti siano tali da costituire diffamazione, o le interazioni del molestatore diventino continue e minacciose fino a sfociare nello stalking, la denuncia è il mezzo migliore per tutelarvi e far capire all’autore delle molestie che i social non sono un luogo dove si possa fare tutto ciò che si vuole. La denuncia (che si può effettuare anche online, da questa pagina http://www.commissariatodips.it/collabora.html) dev’essere corredata da screenshot attestanti il comportamento illegale del denunciato, il cui account, dal momento in cui viene aperto il fascicolo d’indagine, sarà monitorato anche dagli agenti della Polizia postale.
3. Bloccare l’account.
Se proprio non ne potete più di vedere le notifiche di chi vi ha presi di mira, non vi resta che usare la funzione di blocco e dimenticarvi della sua esistenza. In questo modo, non leggerete più le notifiche del disturbatore che, dal canto suo, non potrà interagire in nessun modo con voi, non vedrà quello che scrivete sul vostro profilo social e non potrà nemmeno inviarvi messaggi diretti in chat. Si tratta di un metodo facile ed efficace che, con gli ultimi upgrade di Twitter, vi consente anche di monitorare l’account dell’hater senza rimuovere il blocco (e senza che lui se ne accorga).
2. Fare gruppo per educare l’hater.
Difendersi sui social può anche voler dire dare delle lezioni di educazione e di civiltà. Posto che chi sta sul web unicamente per sfogare rabbia e frustrazione soffre di un disturbo borderline della personalità, perché non far leva su questo per modificare il suo atteggiamento o toglierselo dai piedi? Un metodo percorribile è quello di far scattare nell’odiatore social la c.d. “sindrome da accerchiamento”, coinvolgendo più persone che si sono accorte dei suoi comportamenti incivili. Potete iniziare dando risalto (con retweet o condivisioni) alle aggressioni verbali che vi vengono rivolte e chiedere manforte, con un messaggio privato, a chi si mostra disponibile a darvi una mano. Lo scopo di questo non è di aggredire il molestatore ma di indurlo a comportarsi civilmente. Quando tali lezioni di civiltà provengono da molte persone, gli effetti possono essere due: o l’hater da tastiera si ferma a riflettere e corregge il suo comportamento, oppure capisce di aver fatto una figuraccia in pubblico e batte in ritirata.
1. Ignorare sapientemente il molestatore.
Mostrarsi indifferenti può sembrare banale, ma non lo è: provare per credere. Non c’è niente di peggio per l’hater che tenta di minare la vostra popolarità sui social di sentirsi ignorati e vedere come i suoi sforzi siano vani. Quello che dovete fare è, molto semplicemente, ignorare il molestatore di turno e mostrargli che le sue ingiurie non suscitano alcuna reazione da parte vostra, non influiscono sulla vostra permanenza sulla piattaforma e non ledono minimamente la rete di relazioni sociali che lì vi siete creati. Questo demolirà la sicurezza dell’hater da tastiera, che capirà di non costituire un gran problema per voi ma, al più, di essere un fastidio, quasi come quello procurato da una zanzara.