“Ho scritto questo libro principalmente per me stesso, come se fosse una terapia personale. Era il 2012 e stavo girando l’Italia per dei progetti lavorativi legati al digitale, mi sono accorto che mi stavo disincantando, comprendevo l’importanza del digitale in molti aspetti della vita e del lavoro, ma la consapevolezza di vivere la cultura del ‘sempre disponibili’, ‘sempre connessi’, mi ha fatto riflettere molto ed ho iniziato a farmi delle domande.”
Sono le parole di Alessio Carciofi, autore di Digital Detox, il libro che è un manuale di ricerca di un equilibrio, di una giusta misura nell’utilizzo degli strumenti digitali. L’inarrestabile processo tecnologico che investe le nostre vite, ci porta spesso a non sapersi ascoltare, estraniarsi dai reali bisogni, tutto ciò provoca uno stress fatale per la nostra serenità, tranquillità interiore e creatività.
Il libro, edito da Hoepli, è uscito da poche settimane ed ha già conquistato molti lettori, proprio perché è una sorta di breviario delle nostre abitudini, un monito che ci spalanca gli occhi, portandoci ad accorgersi quanto siamo schiavi della connessione.
“Durante la tempesta che stavo attraversando, mi sono recato in un eremo francescano, in Umbria, chiedendo di poter essere ospitato per qualche giorno. Dopo avermi squadrato bene, il frate che mi ha aperto la porta, l’ha subito richiusa dicendomi: ‘il silenzio fa molto rumore’. È lì che ho capito che avevo davvero bisogno di distaccarmi da una situazione che mi stava soffocando.”
Il problema della connessione senza limiti di tempo e di spazio è un tema affrontato da tempo negli Stati Uniti, mentre, per quanto riguarda l’Italia, non ci sono ancora dati certi e verificati. Forse è anche per questo che la situazione è addirittura più preoccupante.
La rivoluzione del digitale è sicuramente la scossa più rilevante della storia dell’uomo, per la velocità con cui procede e coinvolge l’intera società, il problema è che -come afferma Alessio Carciofi- “abbiamo abbracciato questa rivoluzione senza che ci abbiano fornito il libretto d’istruzioni.”
Ci sono addirittura delle patologie certificate e riscontrate, legate appunto alla dipendenza da smartphone, tablet ed altri dispositivi elettronici: il cosiddetto ‘artiglio da sms’, una sbagliata posizione del collo tipica dell’inclinazione della testa, fenomeni che portano ad un cambiamento fisico vero e proprio.
Un’altra patologia riscontrata è la classica ‘apnea da mail’, è stato constatato che la lettura delle e-mail occupa il 30% della giornata lavorativa di una figura impiegata nel digitale, ed è stato calcolato che almeno il 68% delle persone risponde ai messaggi di posta elettronica entro 41 secondi. Durante la lettura tratteniamo letteralmente il respiro, e così facciamo anche quando prendiamo visione delle notifiche sui social: una sorta di apnea che attuiamo inconsciamente, tormentati dalla nostra voglia di consenso, di essere considerati e di avere successo nel nostro lavoro.
“Viviamo nell’era della comunicazione che è, nello stesso tempo, anche l’era delle distrazioni, i social sono utilizzati come mezzi per appagare il nostro bisogno di essere considerati. Ognuno di noi si porta dentro un vuoto emotivo, che spesso cerca di colmare con una delle distrazioni legate al digitale. Allora invece di prendere il caffè con un amico e fare due chiacchiere con lui, impugnamo lo smartphone e cerchiamo consensi virtuali, oppure trascorriamo i momenti con gli amici, distratti dai dispositivi, per comunicare con altri amici, senza più godersi l’attimo dello ‘stare insieme’.”
Durante la presentazione del suo libro ‘Digital Detox’, Alessio Carciofi ha risposto a molte domande, una di esse riguarda le fasce a rischio nella ‘dipendenza dal digitale’.
L’autore ha risposto che non ci sono dati effettivi che confermino un range d’età piuttosto che un altro, ogni giorno escono numeri ed indicazioni contrastanti: secondo Carciofi non c’è un preciso segmento di società interessato, ma questa problematica abbraccia tutti, dai bambini agli anziani. Il problema italiano è accentuato dal fatto che, come detto, non ci sono organi che si occupano di studi in questo settore ed il non avere riferimenti statistici contribuisce ad una confusione difficilmente gestibile.
“C’è soltanto un dato effettivo riguardante il nostro paese: il 70% degli italiani si addormenta con lo smartphone e si sveglia con lo smartphone. Ovvero, l’ultima cosa che facciamo prima di andare a letto è controllare le notifiche sul telefono, la stessa identica prima azione che facciamo al mattino, appena svegli. Il mio consiglio è quello di cercare un posto, all’interno della nostra casa, dove non abbiamo connessione, è lì che dobbiamo lasciare il nostro smartphone, o il tablet, durante le ore di libertà. Ore che devono permetterci di rilassare il corpo e la mente, non dovremmo essere disponibili per nessuno se non per noi stessi e per le nostre esigenze di riposo e svago.”
Ma questa dipendenza da dispositivo, che porta ad una disponibilità completa in qualsiasi momento della giornata, anche fuori dall’orario di lavoro, porta dei benefici alle aziende italiane?
“In molti paesi del mondo è stato posto un vero e proprio limite alla connessione che stabilisce divieti di utilizzo delle caselle di posta elettronica fuori dall’orario lavorativo. Le lobby finanziarie, all’estero, si sono accorte che questa eccessiva dipendenza da connessione, costa molto in termini di spese sanitarie all’azienda. Lo stress causato da un impegno eccessivo, specialmente mentale, è causa di grosse perdite per le aziende che, nel corso del tempo, sono costrette a pagare alti prezzi in termini di cure sanitarie e sostituzioni del personale impossibilitato a lavorare per queste motivazoni. Per cui questa esagerata disponibilità, questa continua ossessione di ‘restare connessi’, anche durante le vacanze, ad esempio, non giova affatto ad un’impresa, anzi, la penalizza fortemente.
Sono molti i consigli utili per evitare di essere inghiottiti dallo ‘stress da digitale’ , che troverete all’interno di ‘Digital Detox’, come ad esempio riuscire a far nostro un concetto fondamentale: ‘elimina, riduci, rimanda e delega’.
4 azioni indispensabili per imparare a gestire le distrazioni digitali, perché, come afferma Alessio Carciofi con decisione:
“Non credo sia più corretto parlare di ‘gestione del tempo’ ma sia più adatto il principio di ‘gestione delle distrazioni’. Viviamo nell’era delle distrazioni digitali che, spesso senza che ce ne accorgiamo, ci portano via un tempo infinito, togliendo tutto lo spazio che dovremmo dedicare a noi stessi. È necessario iniziare ad eliminare ciò che è superfluo, che non è strettamente necessario ai nostri obblighi professionali, dobbiamo imparare a ‘ridurre’, elaborare un approccio teso a snellire la mole degli impegni, capire che ogni tanto è il caso di ‘rimandare’ ad un secondo momento una tale azione, perché sicuramente potrà godere di una maggiore concentrazione e riuscire, infine, a ‘delegare’ alcune incombenze.
La domanda che dobbiamo porci è: ‘è veramente essenziale ciò che sto facendo?’
Siamo ‘energia condensata’ e dobbiamo imparare a capire quali sono i nostri picchi energetici ed organizzare la nostra giornata in base a questi ultimi.
La ‘Digital Felix’ non è altro che il punto d’intersezione tra tempo, focus ed energia.”
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