Sergio Mattarella pronto a rassegnare le dimissioni. È questo il clamoroso scenario politico tracciato da Dagospia. Secondo il blog fondato da Roberto D’Agostino, infatti, il presidente della Repubblica sarebbe disposto a rimettere il suo mandato al Quirinale nel caso in cui il governo guidato da Giorgia Meloni dovesse riuscire ad approvare la riforma costituzionale di cui tanto si è discusso negli ultimi mesi.
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La bomba di Dagospia: dimissioni di Mattarella in caso di riforma costituzionale della Meloni
“Cosa potrebbe succedere se venisse approvata dal parlamento la riforma costituzionale della Meloni che prevede l’elezione diretta del presidente del Consiglio e lo svuotamento dei poteri del presidente della Repubblica con la nomina e revoca dei ministri e lo scioglimento delle Camere in capo al premier? Semplice: Sergio Mattarella fa gli scatoloni e se ne va”. Così Dagospia delinea lo scenario delle possibili dimissioni di Mattarella se il governo Meloni approverà la riforma.
“Il disegno di legge costituzionale, che potrebbe arrivare in consiglio dei ministri a metà ottobre, porta la firma della ministra delle Riforme, Maria Elisabetta Casellati, ma il testo appartiene alle meningi del sottosegretario Alfredo Mantovano, con lo zampino di Fazzolari, quindi rivista dalla Ducetta. – polemizza ancora Dagospia – L’azzimata Casellati intanto non dimentica di appartenere a un partito moderato come Forza Italia e ricorda le parole di Antonio Tajani (“Il premierato non annullerebbe la figura del presidente della Repubblica”) e quindi ha pensato bene di bussare alle porte del Colle”.
Insomma, secondo Dagospia, che non usa mezzi termini, “per il segretario generale Ugo Zampetti e per il consigliere Gianfranco Astori la ‘rivoluzione’ costituzionale della Meloni può andare a farsi fottere. Perché metterebbe fuori gioco, stravolgendola, l’unica istituzione che funziona in questo disgraziato Paese. Ovvero il presidente della Repubblica. E la replica è stata chiara e netta: se dovesse passare così come è stata formulata, il Capo dello Stato si dimetterà. Punto. I due cardini su cui il Quirinale non transige sono ovviamente la nomina e revoca dei ministri e lo scioglimento delle Camere in capo al premier. Comunque se ne parla dopo il voto delle Europee, giugno 2024”.
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