«Serve una riflessione sul maltempo», ha detto questo pomeriggio il Vicepremier e Ministro dell’interno Matteo Salvini. Eh no, caro Salvini, più che una riflessione serve programmare ed eseguire alla svelta tutto quello che (non) si è fatto finora per prevenire il dissesto idrogeologico. Dagli interventi di messa in sicurezza alle manutenzioni degli alvei dei fiumi, dalla demolizione delle opere abusive alla pianificazione delle emergenze. Sì, serve un piano d’intervento straordinario, un “piano di guerra” al dissesto idrogeologico. Certo, non è solo colpa del governo in carica se il territorio del nostro paese versa in stato d’abbandono e si scopre fragilissimo quando colpito da eventi meteo appena sopra la normalità. O meglio, non lo sarebbe se una parte della sua maggioranza non avesse fortemente voluto (e approvato) un nuovo condono edilizio.
Quindi tutto bene, il governo Conte ci ha già pensato a come combattere il dissesto idrogeologico? Non proprio. “Il Governo si è attivato immediatamente per essere al fianco di tutti i cittadini che stanno vivendo le grandi difficoltà causate dall’emergenza, così come hanno fatto la Protezione civile, i vigili del fuoco e i sindaci che voglio ringraziare per il prezioso lavoro che stanno svolgendo”, ha detto l’altro vicepremier, Luigi Di Maio. E ci mancherebbe, il governo sta gestendo l’emergenza.
Ma l’Italia è un paese in emergenza perenne, da troppi anni. Dal Vajont in giù, quasi sessant’anni di storia del nostro paese sono costellati di tragedie da maltempo. La colpa è sì anche di un territorio difficile da domare, ma è soprattuto della nostra cronica incapacità di rispettare le regole, di pianificare gli interventi, di avere cura di quello che abbiamo costruito in secoli di antropizzazione incontrollata. “Per le vicende di questi giorni ho già annunciato che la prossima settimana decreteremo lo stato di emergenza per tutte le regioni che l’hanno richiesta. Adotteremo i provvedimenti di emergenza e daremo le prime somme necessarie”, ha detto oggi in Sicilia il premier Giuseppe Conte. Sì, ma non basta.
E non basta o meglio non convince quello che hanno scritto (e controfirmato) Lega e Movimento 5 Stelle a proposito della lotta al dissesto idrogeologico nel contratto di governo. Si leggono le solite enunciazioni generiche, figlie anche di un certo ambientalismo di maniera che è proprio quello criticato da Salvini. Il Ministro dell’interno in visita nel Bellunese devastato dal maltempo ha infatti detto: “Troppi anni di incuria e malinteso ambientalismo da salotto, per cui non si tocca l’alberello e non si draga il torrentello e poi l’alberello e il torrentello ti presentano il conto”.
E come non catalogare tra le idee da ambientalisti da salotto quella di “accelerare la transizione alla produzione energetica rinnovabile e spingere sul risparmio e l’efficienza energetica in tutti i settori. È quindi fondamentale – si legge nel contratto di governo firmato da Lega e M5S – potenziare le azioni attualmente considerate a livello nazionale per il contrasto al cambiamento climatico e per la transizione verso modelli sostenibili di economia e gestione delle risorse rinnovabili”. Bastasse l’energia prodotta da fonti rinnovabili a mettere in salvo un territorio violentato dall’incuria, saremmo già molto più avanti di tanti altri paesi europei.
L’unica enunciazione contenuta nel contratto di governo che ci sentiamo di condividere è quella che parla di prevenzione. “Per contrastare il rischio idrogeologico – si legge – sono necessarie azioni di prevenzione che comportino interventi diffusi di manutenzione ordinaria e straordinaria del suolo su aree ad alto rischio, oltre ad una necessaria attuazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico”. Bene, ora bisogna passare dalle parole ai fatti, mettendo a disposizione le risorse per intervenire sulle aree ad alto rischio, che sono ben note. Al momento sappiamo che il Ministero dell’ambiente a settembre 2018 ha messo sul piatto 20 milioni di euro per progetti contro il dissesto idrogeologico a favore di quattro regioni.
Il Fondo progettazione per le opere anti-dissesto idrogeologico nel 2015 era stato finanziato dal Cipe con 100 milioni di euro, per poi essere approvato dal governo Renzi tramite il Decreto Ministeriale del luglio 2016. In seguito, da ottobre 2017 a marzo 2018, il Ministero dell’Ambiente (governo Gentiloni) ha stanziato 39 milioni di euro, fino ad arrivare agli ulteriori 20 milioni del governo Conte. Nel piano d’interventi 2014-2020, però, mancano molte zone teatro di devastazione proprio in questi giorni. C’è davvero ancora molto da fare e quanto annunciato nel contratto di governo da Lega e Movimento 5 Stelle è assolutamente vago.
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