Secondo alcuni insegnare è fra i mestieri più gratificanti che si possano fare, per altri – invece – è l’esatto opposto. Perché diventare insegnante dopo la laurea? Ecco alcuni dei motivi che ti convinceranno nel perseguire lungo questa strada
L’insegnamento è uno sbocco lavorativo molto interessante per gli iscritti e neolaureati di molte facoltà italiane. Questa è la ragione per cui molti piani di studio vengono strutturati dagli atenei in considerazione di una probabile carriera didattica all’interno delle scuole italiane. Nonostante l’università italiana tenda a essere molto teorica, poi, non mancano corsi appositi per favorire i futuri insegnanti. Alcuni di questi corsi, prevalentemente a tema antropologico, pedagogico e psicologico, sono stati inclusi nei cosiddetti 24 cfu per insegnare, attualmente necessari per poter lavorare nelle scuole italiane di ogni ordine e grado.
Tuttavia, nonostante i piani di studio e la propria formazione tendano verso l’insegnamento, molti studenti e neolaureati sono ancora titubanti sulla possibilità di lavorare in ambito scolastico. Ecco cinque motivi che ti convinceranno a intraprendere questo percorso in tutta tranquillità.
L’insegnamento consente di rimanere sempre culturalmente aggiornati
Insegnare ciò che si è appreso all’università non è mai un processo automatico e meccanico. Le proprie competenze vanno costantemente rielaborate alla luce di nuove tendenze di studio. Insegnare significa mettere in discussione la propria cultura personale e professionale, in modo da portare in aula tutte le innovazioni più recenti, arricchendo sé stessi e i propri alunni.
Il continuo scambio culturale con gli studenti di differenti età, inoltre, consente di accrescere perennemente il proprio bagaglio personale, approcciandosi a nuove realtà e a generazioni che dimostrano cambiamenti sempre più rapidamente.
Insegnare nella scuola pubblica offre formazione, tutela e diritti
A prescindere dal ruolo ricoperto all’interno dell’istituzione-scuola, si potrà esser certi di poter sempre usufruire del massimo delle tutele lavorative e di una formazione continua. Quest’ultima è offerta periodicamente per legge a tutti i dipendenti del comparto scuola.
Insegnare permette di lavorare nel luogo in cui si vive
Molte offerte lavorative di vario tipo sono spesso concentrate solo in alcune aree del Paese, se non all’estero. Ciò significa compiere sia uno sforzo economico, dovendo pagare un affitto e una vita lontana da casa, sia uno sforzo emotivo, dovendo momentaneamente vivere distante dai propri cari. L’insegnamento, invece, è garantito ai bambini e ai ragazzi di ogni comune italiano. Questo vuol dire che, con un po’ di fortuna, si potrà lavorare anche nelle vicinanze del proprio luogo di residenza, consentendo di non stravolgere abitudini di vita e guadagnando spazio per dedicarsi a diverse attività nel tempo libero.
L’insegnamento è un ottimo sbocco lavorativo anche per i laureati STEM
Molto spesso si è portati a credere che insegnare sia una prerogativa dei laureati in materie umanistiche: non è così. I laureati nelle cosiddette materie STEM (Science, Technology, Engineering e Mathematics) sono ammessi a partecipare in molteplici classi di concorso e lavorare nella maggior parte degli istituti didattici italiani. Anche in questo caso si tratta di una buona opportunità lavorativa, anche perché – spesso – sarà più semplice trovare una cattedra libera: la domanda di laureati in queste discipline, infatti, risulta crescente anche nel mondo della formazione.