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“Quel dolcificante distrugge l’intestino e il Dna”. La scoperta dei ricercatori. Quali prodotti e marche evitare

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Le controindicazioni dell’ossessione salutista nella società contemporanea sono moltissime e, periodicamente, ci troviamo a scrivere in merito a ricerche che demoliscono alcuni rimedi che non sono la panacea con cui vengono presentati, ma piuttosto sono dannosi per il nostro organismo e potrebbero portare a molteplici problemi di salute.

E sarebbe genotossico, dunque potenzialmente in grado di distruggere il DNA, oltre che l’intestino, il sucralosio, un dolcificante artificiale ampiamente utilizzato (venduto con il nome commerciale Splenda) al punto che, inconsapevoli, chissà quante volte lo avremo assunto: il sucralosio è praticamente ovunque. Lo troviamo in una miriade di prodotti, dai dolci ai gelati, dalle gomme da masticare alle bibite. Un team di ricercatori della North Carolina State University si è concentrato su una specifica molecola, il sucralosio-6-acetato. Si tratta di un derivato del sucralosio che si forma quando viene metabolizzato dal nostro corpo.
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La ricerca

La ricerca intitolata “Proprietà tossicologiche e farmacocinetiche del sucralosio-6-acetato e del suo sucralosio genitore: saggi di screening in vitro” è stata pubblicato sul Journal of Toxicology and Environmental Health. In un lavoro precedente dello stesso gruppo di ricerca, peraltro, era già stato stabilito che diversi composti liposolubili vengono prodotti nell’intestino dopo l’ingestione del dolcificante, la cui potenza edulcorante è 600 volte superiore a quella dello zucchero, come leggiamo su greenMe. Uno di questi composti è, dunque, il sucralosio-6-acetato. “Il nostro nuovo lavoro stabilisce che il sucralosio-6-acetato è genotossico“, afferma Susan Schiffman, autrice corrispondente dello studio e professore a contratto presso il dipartimento congiunto di ingegneria biomedica della North Carolina State University e della University of North Carolina a Chapel Hill.

Con lei hanno firmato la ricerca Elizabeth Scholl, Terrence Furey e Troy Nagle. Le preoccupazioni dei ricercatori sono così significative che ora chiedono alle agenzie per gli standard alimentari di rivedere la sicurezza e lo stato normativo del sostituto dello zucchero, benché, anche se pare assurdo, la sicurezza del sucralosio sia stata più volte confermata dagli enti normativi e di sicurezza alimentare di tutto il mondo, tra cui l’Autorità europea per la sicurezza alimentare e la Food & Drug Administration statunitense.

Il noto dolcificante distrugge il DNA

Il termine tecnico per qualcosa che rompe il DNA in questo modo è genotossico e lo studio ha esaminato specificamente, come dicevamo, il sucralosio-6-acetato: questo composto chimico viene prodotto quando il sucralosio viene ingerito e metabolizzato nel corpo, come riportato in uno studio del 2018 sui ratti.

Tale sostanza causa la rottura dei filamenti del DNA, un fenomeno che, se non riparato correttamente, può portare anche alla formazione di tumori. Inoltre, anche il nostro intestino è danneggiato, nel senso che diventa permeabile a seguito dell’assunzione del sucralosio, col risultato che sostanze di solito eliminate finiscono invece per passare nel sangue: le sostanze chimiche danneggiano le “giunzioni strette”, o interfacce, dove le cellule della parete intestinale si connettono tra loro. E dunque, nella parole della coordinatrice della ricerca, “un intestino che perde è problematico, perché significa che le cose che normalmente verrebbero espulse dal corpo nelle feci stanno invece fuoriuscendo dall’intestino e vengono assorbite nel flusso sanguigno“.

I danni all’intestino

È stato scoperto, infine, che le cellule intestinali esposte al sucralosio-6-acetato avevano una maggiore attività nei geni correlati allo stress ossidativo, all’infiammazione e alla cancerogenicità. “I nostri risultati suggeriscono che le tracce presenti in una singola bevanda dolcificata con sucralosio superano la soglia di preoccupazione tossicologica stabilita dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, che è di 0,15 microgrammi per persona al giorno,” afferma Susan Schiffman.

E ancora: “Il nostro lavoro suggerisce che le tracce di sucralosio-6-acetato in una singola bevanda giornaliera dolcificata con sucralosio superano tale soglia. E questo non tiene nemmeno conto della quantità di sucralosio-6-acetato prodotta come metaboliti dopo che le persone consumano sucralosio”. In altre parole, il sucralosio-6-acetato è già presente in queste bevande prima che vengano ingerite, ma ne viene prodotta una quantità ancora maggiore nel nostro stomaco.

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