Una polemica feroce, quella sul raddoppio dell’Ires. Che, dovesse diventare effettivo, aprirebbe un solco probabilmente insanabile tra il governo gialloverde e il mondo cattolico. Una polemica rilanciata in queste ore da don Carmine Arice attraverso le pagine di Repubblica: “Di sicuro dovremmo ripensare i nostri piani di investimento e capire come reperire le risorse che vengono a mancare, con il rischio di dover penalizzare i servizi” dice il Padre della Piccola casa della divina provvidenza, fondata 190 anni fa da San Giuseppe Cottolengo.
Una parola, servizi, dietro la quale si nascondono attività come la mensa che ogni giorno sfama circa 250 indigenti torinesi e le cure date a una media di 1.450 ospiti delle case di riposo sparse in tutta Italia, o le 14 scuole che accolgono più di 1.100 alunni bisognosi che non riescono a trovare posto in altri istituti. Un microcosmo messo a rischio dagli aumenti voluti dal governo: Di Maio ha annunciato una probabile retromarcia, parole alle quali però non sono seguiti fatti. La trattativa con la Lega è ancora in corso.“Oggi versiamo 860 mila euro annui di Ires, che dunque diventerebbero quasi 1,8 milioni” ha spiegato don Carmine. In questi due secoli scarsi di vita, il Cottolengo ha ricevuto in donazione centinaia di case e ora ha un patrimonio di 2.564 immobili tra appartamenti, box, negozi, edifici istituzionali. Duemila di essi vengono affittati: “Questo patrimonio immobiliare è in parte destinato al progetto Domus, rivolto agli indigenti: abbiamo 400 famiglie che sono ospitate in alloggi con canone calmierato e contribuiscono all’affitto come possono. Il resto del patrimonio, per noi, diventa risorsa per finanziare i servizi”.“
Si parla molto delle persone che vivono in condizioni di povertà assoluta, ma alla fine dietro ai numeri ci sono volti, storie, esseri umani che incontriamo tutti i giorni. Abbiamo la mensa per i senzatetto, che non ci garantisce alcuna entrata. Dove le troviamo le risorse per coprire i costi se l’Ires dovesse passare dal 12 al 24 per cento? Io vorrei che i nostri politici venissero a vedere come usiamo i frutti del nostro patrimonio”.
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