Aveva lanciato il suo aut aut attraverso le pagine di Vanity Fair, Carlo Calenda, spiegando di voler “dare un contributo affinché che il superamento del Pd sia fatto in modo intelligente. Se non accadrà entro l’inverno mi ritirerò dalla vita politica”. Che in un’intervista a Il Venerdì di Repubblica ha ribadito la sua ricetta per un ritorno al successo del popolo dem, schiacciato dalle forze di Lega e Cinque Stelle e sempre più in picchiata secondo gli ultimi sondaggi. Lui, l’uomo della famosa cena mai fatta con i vertici del centrosinistra, è d’altronde in ascesa sui social italiani, un po’ a sorpresa. Un tweet in cui l’ex ministro si sfogava scherzosamente raccontando le sue peripezie famigliari (“gestire 3 figli è più duro di 4 Ministeri) è stato rilanciato quasi diecimila volta nell’etere. Numeri da far invidia a leader sulla carta molto più mediatici.
Calenda ha rivendicato le sue scelte passate sul fronte industriale, ammettendo di essere entrato in rotta di collisione con Renzi “quando lui diceva che la crisi era alle spalle. Gli scrissi una relazione sul diritto dei cittadini alla paura che ignorò”. E ha commentato entusiasta i dati degli ultimi sondaggi, secondo i quali in caso di candidatura alla segretaria Pd avrebbe percentuali molto vicine a quelle proprio dell’ex premier: “Dal momento che mi sono appena iscritto ma non candidato mi sembra un ottimo risultato”. Le sue idee saranno nero su bianco a breve, nel libro “Orizzonti selvaggi. Capire la paura e ritrovare il coraggio” edito da Feltrinelli e in arrivo il prossimo 11 ottobre.
Il futuro è chiaro e ha una data di scadenza: sei mesi, quelli che Calenda si è dato di tempo per veder nascere (o fallire) il suo progetto. “In questo periodo vivrò di risparmi. Se nasce un fronte repubblicano aperto a forze nuove mi candiderò alle europee, altrimenti tornerò a fare il manager”. L’ex titolare allo Sviluppo economico ha poi sottolineato l’importanza di mantenere salda la distinzione tra destra e sinistra anche in tempi così confusi: “Oggi più che poco tempo fa, anche se le categorie non sono più sovrapponibili a quelle tradizionali, perché la destra sta riprendendo una preoccupante curvatura sovranista identitaria”.
“Meritate l’estinzione”. La rabbia di Calenda, i retroscena della “cena della discordia” con i vertici Pd