Ricordate le accuse mosse da più parti a Giuseppe Conte sull’illegittimità dei Dpcm? Qualcuno parlava addirittura di provvedimenti liberticidi. Bene, i giudici del Tribunale dei ministri sollevano l’ex premier Conte dalle accuse sui provvedimenti adottati durante la prima ondata di Covid in Italia. Lo si apprende dai documenti di archiviazione ripreso dal Fatto Quotidiano in cui vengono chiarite le posizioni dell’ex premier e dei ministri che all’epoca hanno adottato le misure che sono state poi criticate successivamente. (Continua a leggere dopo la foto)
I giudici sostengono infatti che i “provvedimenti non appaiono manifestatamene irragionevoli o sproporzionati”. Per diverse ragioni: sono stati “assunti per garantire il diritto” alla tutela della salute della collettività; “si sono dimostrati concretamente utili allo scopo, come dimostrato dal calo della curva del contagio” e perché “non erano sostituibili con misure dotate di pari efficacia e meno lesive dei diritti dei cittadini”. Dopo le iscrizioni la procura di Roma ha inoltrato il fascicolo, con richiesta di archiviazione al Tribunale dei ministri. Che a maggio ha archiviato tutte le posizioni. (Continua a leggere dopo la foto)
“La diffusione del Coronavirus rappresenta il fenomeno più grave e nocivo per gli interessi dei singoli dopo la fine della Seconda guerra mondiale”, scrivono i giudici. Secondo i quali, le misure “particolarmente rigorose” adottate “sono state giustificate dai dati epidemiologici e dalle informazioni trasmesse dagli organi competenti”. A chi contesta al governo Conte i ritardi, i giudici spiegano che all’inizio della pandemia “la valutazione comparativa degli interessi in gioco” non poteva che basarsi da un lato su dati epidemiologici ancora incompleti, dall’altro su una “percezione progressiva, confusa e caotica delle ricadute negative soprattutto sul piano economico”. (Continua a leggere dopo la foto)
“Un lockdown anticipato dunque non avrebbe avuto l’effetto di evitare la pandemia”. C’è poi la questione dei Dpcm: sono “infondate le denunce che prospettano svariati reati come conseguenza di un abuso degli strumenti normativi del decreto-legge e del Dpcm da parte del governo”.
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