È braccio di ferro tra Regioni e governo, ma il nuovo Dpcm è sostanzialmente pronto. Il punto di scontro è sul coprifuoco: alle 21 o alle 18? Niente è ancora deciso: il CTS suggerisce un coprifuoco nazionale alle 18, ma l’ipotesi che si fa strada nel nuovo Dpcm è quella di un compromesso che obblighi gli italiani a uscire dopo le 21 con l’autocertificazione che giustifichi gli spostamenti solo per ragioni di lavoro, salute o necessità. Per le zone rosse misure diversificate: saranno obbligatorie con RT a livello 2 e sistemi ospedalieri in sovraccarico. Cosa cambierebbe per le regioni a rischio? Le misure ipotizzate vanno dalla chiusura anche a pranzo per bar e ristoranti, tutti i negozi chiusi, tranne farmacie, tabacchi e alimentari, smart working per tutta la pubblica amministrazione, coprifuoco alle 18 e didattica a distanza dalla seconda media all’ultimo anno delle superiori.
Per tutto il territorio nazionale invece il coprifuoco sarebbe alle 21, spiega Repubblica: “Mentre le Regioni provano a resistere, Giuseppe Conte si appresta a presentare stamane in Parlamento anche le altre misure del dpcm, che riguarderanno l’intero territorio nazionale: di certo ci sarà il blocco dei movimenti interregionali, la chiusura dei musei, la didattica a distanza per le superiori (e forse per la terza media). La serrata dei negozi alle 18 è prevista nelle aree a rischio. Così come nei territori più sotto pressione ci sarà il blocco totale di bar e ristoranti. Infuria la battaglia nella notte, invece, su un altro nodo cruciale: il coprifuoco nazionale. Lo vogliono Pd e Speranza. Conte è contrario a una stretta così radicale e boccia l’ipotesi di fissare il blocco alle 18”.
“La mediazione che si fa strada è quella delle 21 (senza escludere però del tutto l’opzione delle 20). Tornerebbe dunque l’autocertificazione per dimostrare le ragioni improrogabili di lavoro o di salute che impongono la necessità di circolare. Tre livelli di interventi, insomma. Uno più blando nazionale. Un secondo, per le Regioni in situazione critica. E un terzo per quelle con rischio talmente alto da determinare zone rosse totali”. Il piano del governo è a tre livelli: il primo è nazionale, gli altri due regionali, il primo che prevede misure più restrittive per le regioni a rischio, il secondo con restrizioni quasi totali per le regioni ad altissimo rischio dove diventerebbero obbligatorie le zone rosse.
Nel nuovo Dpcm viene prevista anche la didattica a distanza a partire dalla terza media, il divieto di spostamento tra regioni e i musei chiusi. Tutto è ancora però oggetto di discussione. Se i presidenti di Regione premono per provvedimenti nazionali, lo scontro politico c’è anche sulla scuola in presenza.
Ti potrebbe interessare anche: Salvini, da “giù le mani dal Monte Bianco” a “siamo tutti francesi”