Mario Draghi detta la linea in Europa e impone un atto di sovranismo europeo. Si è detto contrario all’export dei vaccini perché non ce ne sono abbastanza in Europa, e così è stato. Draghi sapeva del nuovo caso Astrazeneca e il 26 febbraio aveva richiesto alla Commissione Europea di non autorizzare l’esportazione di 250mila dosi di vaccino anti-Covid Astrazeneca dall’Italia all’Australia. Bruxelles ha acconsentito e dunque l’Italia diventa il primo paese membro a dare esecuzione al blocco degli export dei vaccini. Draghi è stato duro, e ha anche dichiarato: “Non è scusato chi non rispetta i contratti”.
Come spiega HuffingtonPost, “la pandemia porta il protezionismo in Europa. E l’Europa non l’aveva preventivato fino in fondo: lo temeva. Quando Ursula von der Leyen ha disposto il blocco dell’export pensava più ad una misura di pressione sulle aziende, per non inciampare in un nuovo caso Astrazeneca. La speranza era che la sola disposizione di maggiori controlli sugli export, con l’obbligo per le aziende farmaceutiche di chiedere l’autorizzazione agli Stati nazionali e dunque all’Ue, fosse sufficiente a scoraggiare ulteriori raggiri”.
Draghi compie un atto di sovranismo europeo in una Europa alla ricerca di identità nel marasma di una campagna vaccinale problematica. “È un atto di una storia ancora lunga e indefinita, con possibili conseguenze. Ed è un atto reso possibile dalla misura decisa dalla Commissione europea sugli export. Le 250mila dosi che Astrazeneca voleva esportare in Australia erano state infialate nello stabilimento di Anagni, Lazio. Il governo ha bloccato l’export perché il Paese destinatario della fornitura non è un paese vulnerabile (Australia), ai sensi del nuovo Regolamento europeo che esclude i paesi poveri dal blocco delle esportazioni”.
Draghi si è detto contrario anche alla donazione di vaccini al Covax, la piattaforma elaborata dall’Oms per garantire un’equa distribuzione delle dosi ai paesi più poveri. Ad ogni modo, il lotto è stato bloccato perché non ci sono abbastanza vaccini in Europa e la stessa Astrazeneca si è resa protagonista di ritardi nelle forniture, riferiscono fonti diplomatiche.
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