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Draghi a Palazzo Chigi e non al Quirinale, partiti in pressing

Proseguono le grandi manovre delle forze politiche in vista dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Il successore di Sergio Mattarella verrà designato tra poco meno di due mesi e, al momento, resta fitto il mistero sul nome del nuovo inquilino del Quirinale. Il super favorito resta sempre Mario Draghi. Ma sulla pelle del premier i partiti si giocano una partita decisiva. Per questo, Pd Forza Italia e M5S spingono perché l’ex capo della Bce resti a Palazzo Chigi fino al 2023, scadenza naturale della legislatura. Mentre Lega e Fratelli d’Italia non nascondono la voglia di andare ad elezioni anticipate.

Mario Draghi

“Quando Draghi avrà finito il suo compito, servirà un Pd unito nelle sue scelte”, dichiara il segretario Dem Enrico Letta, subito sospettato di stare invocando il voto anticipato. “Noi non vogliamo andare a votare”, è allora costretto a precisare Letta. Sulla possibile fine anticipata della legislatura entra a gamba tesa anche Mara Carfagna. “Non bisogna utilizzare il Quirinale per arrivare al voto anticipato. – accusa la ministra berlusconiana – Chi coltiva il pensiero? Magari il Pd per ottenere gruppi parlamentari più gestibili. Forse il Movimento, per consolidare la nuova leadership. Salvini e Meloni, poi, ci pensano per altri motivi”.

“Le elezioni nel 2022 affonderebbero il Pnnr. Questo governo è nato per fronteggiare la pandemia e ricostruire l’economia. I passi avanti vanno consolidati nel 2022. Serve un contesto di salvezza nazionale”, prosegue Carfagna, i cui sospetti però vengono subito rispediti al mittente da pentastellati e piddini. Concetto di “salvezza nazionale” che vedrebbe sia Draghi che Mattarella confermati nei postiche occupano attualmente.

Punto su cui Letta stavolta converge. “Sarebbe incredibilmente contraddittorio che la maggioranza che elegge il Capo dello Stato possa essere più piccola di quella che sostiene Draghi”, dichiara il numero uno del Pd. Altrimenti, aggiunge, Draghi potrebbe andare al Quirinale. Ma per Palazzo Chigi occorrerebbe un patto tra tutte le forze politiche che sostengono il premier per sostituirlo con una figura come quella di Paolo Gentiloni. Anche Matteo Renzi e Carlo Calenda vorrebbero vedere Draghi riconfermato premier. “Formare un nuovo esecutivo significa rallentare tutte le attività in atto. – dichiara invece Luigi Di Maio – L’Italia non può permettersi di perdere Draghi. Anche perché il 2022, al di là delle scelte sul Quirinale, è l’anno del dibattito sul nuovo Patto di stabilità”.

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