Nel corso della conferenza stampa durante la quale ha annunciato le prossime mosse del governo, a partire dalla riapertura delle scuole fino alla prima media in tutte le Regioni, anche se rosse, Mario Draghi ha ammesso le difficoltà incontrate nel corso di una campagna di vaccinazione non priva di errori. “La Costituzione attribuisce la governo la competenza in caso pandemia ma non era quello il motivo del richiamo, ho detto che senza collaborazione tra Stato e regioni non si raggiunge il successo e il richiamo era teso a dare la linea di fondo” ovvero che devono essere vaccinate “le persone più fragili e andare in ordine di età, è il criterio che va seguito”.
Così Draghi ha risposto alle domande dei cronisti sulle misure da mettere in campo per tutelare gli anziani e i più fragili e i criteri da seguire per fare in modo che abbiano la priorità nella campagna vaccinale. Ammettendo: “È difficile spiegare ai cittadini che vedono” alcune categorie vaccinate prima “e non si vede perché queste categorie siano più fragili ed esposte degli ultrasettantenni e ultraottantenni”.
Draghi ha sottolineato come “la risposta delle Regioni è stata ampiamente positiva. C’è stato un incontro con il ministro Gelmini, ci sarà un incontro con le regioni la prossima settimana e ci sarò anche io. Dobbiamo lavorare tutti insieme”. Un richiamo all’unità indirizzato anche a quel Matteo Salvini che invece aveva assunto posizioni in contrasto con la linea adottata dall’esecutivo di cui, pure, fa parte.
Salvini aveva infatti parlato della necessità di non tenere chiusa l’Italia durante il mese di aprile, come invece disposto dal governo che ha di fatto cancellato le zone gialle. Draghi lo ha richiamato: “Se è giusto o no ce lo diranno i dati. Le misure hanno dimostrato nel corso di un anno e mezzo di non essere campate per arie. È desiderabile riaprire, la decisione se farlo o meno dipende dai dati”.
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