La Lega si astiene sul decreto riaperture che ha scatenato tante polemiche sulla conferma del coprifuoco alle 22 almeno fino a giugno. E proprio sulla questione coprifuoco si consuma il primo strappo all’interno della maggioranza. Salvini aveva provato a ottenere il suo obbiettivo alzando la posta già dal pomeriggio, dichiarando che non avrebbe fatto votare il decreto se non fosse stato spostato il coprifuoco almeno fino alle 23. “Spero vengano accolte queste richieste perché votare qualcosa contro l’utilità e il buonsenso non mi va”, aveva attaccato. “Non me l’ha prescritto il dottore di votare qualcosa di cui non sono convinto. Ho scritto a Draghi e mi auguro prima del Consiglio dei ministri si arrivi a una soluzione di buon senso”. (Continua a leggere dopo la foto)
Fonti leghiste fanno sapere poi al Corriere che il decreto nel merito non convince anche per le restrizioni per i locali al chiuso, le aperture troppo posticipate, le norme riguardanti palestre e piscine. Salvini – aggiungono le fonti – ha ribadito al premier la decisione di non votare il decreto Covid assicurando però fiducia nel capo del governo: “Abbiamo fiducia in te, ma noi lavoriamo al prossimo decreto che entro metà maggio – se i dati continueranno a essere positivi – dovrà consentire il ritorno alla vita e al lavoro per milioni di italiani”. (Continua a leggere dopo la foto)
Il premier però non si è fatto condizionare e anzi lascia trapelare il suo stupore. Secondo indiscrezioni raccolte dall’agenzia Adnkronos il premier ha detto che “le decisioni le abbiamo prese insieme, in cabina di regia. Francamente fatico a comprendere”. Draghi insomma tiene il punto e manda una stoccata a Salvini, confermando la linea già concordata (anche con i ministri leghisti) qualche giorno fa, dopo una composizione delle parti rappresentate dall’’aperturista’ Giorgetti e dal più prudente Speranza. In quella sede (la cabina di regia appunto) si era stabilito il ritorno alle zone gialle, le aperture di bar e ristorante dal 26 aprile seppur con limiti rigidi. (Continua a leggere dopo la foto)
A vuoto è andata anche la sollecitazione dei presidenti di regione che chiedevano un allentamento dei vincoli. Draghi si sarebbe comunque mostrato aperto a rivedere l’orario del coprifuoco ma più avanti, almeno tra 15 giorni, in base al quadro epidemiologico. Prendono atto dello strappo i Cinquestelle e se ne rammaricano. Si schiera invece a difesa di Draghi il Pd.
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