L’incontro di Palazzo Chigi tra governo e sindacati confederali non è andato affatto bene. I retroscena pubblicati sugli organi di stampa riferiscono di un premier Mario Draghi irritato dalle richieste, giudicate insostenibili, dei leader di Cgil, Cisl e Uil sulla legge di Bilancio. Maurizio Landini, Pier Paolo Bombardieri e Lugi Sbarra puntano soprattutto su più fondi per pensioni ed ammortizzatori sociali. Ma la coperta finanziaria è corta e la pazienza di Draghi non infinita. Per questo, ad un certo punto il premier si alza e se ne va abbandonando il tavolo della trattativa.
Sono quasi le 8 di sera di martedì 26 ottobre quando Mario Draghi decide di alzarsi dal tavolo della trattativa con i sindacati nella Sala Verde di Palazzo Chigi. La scusa addotta è quella di avere un altro impegno improrogabile. Ma la vera ragione della sua ‘fuga’ sarebbero le troppe richieste avanzate dai suoi interlocutori. Draghi, descritto dalle cronache come “nervoso”, non avrebbe nemmeno salutato i presenti prima di andarsene.
Il presidente del Consiglio sarebbe deluso e amareggiato perché i sindacati hanno messo i bastoni tra le ruote alla legge di Bilancio che lui sperava di portare senza troppe modifiche al prossimo consiglio dei Ministri per l’approvazione. Se non è rottura con Cgil, Cisl e Uil, poco ci manca, visto che i sindacati minacciano di proclamare uno sciopero generale se le loro richieste non verranno accolte. La decisione definitiva arriverà sabato. Ma lo sciopero sembra ormai certo, visto che non sono previsti al momento altri incontri sul tema.
Quello che è certo è che Mario Draghi, durante l’incontro, non avrebbe ceduto su nessun punto. Risoluto come è a portare a casa la legge di Bilancio così come lui stesso l’ha disegnata. Un muro contro muro dunque che dovrà per forza risolversi con un accordo o con la sconfitta di una delle parti in causa.
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