Secondo gli ultimi dati Eurostat (la società di statistica europea) che analizzano la situazione politico-economica dell’Eurozona e in particolar modo lo stato dell’inflazione, l’Italia continuerebbe a rimanere in una instabile: per il Bel Paese, infatti, è ancora allerta deflazione.
Anche l’Istituto di Statistica italiano (Istat) ha rilevato che i prezzi nel mese di marzo sono caduti dello 0.2%, un dato che segue -0.3% registrato nel mese di febbraio. Tutti gli istituti di ricerca, insomma, ci dicono che la deflazione fatica ad allontanarsi dall’Italia.
Sembra insomma che l’intervento compiuto da Mario Draghi, attuale presidente della Banca Centrale Europea, non siano serviti più di tanto. Ed è per questo che sorge ora il dubbio su come si possa fare per aumentare la liquidità nel sistema in maniera alternativa, ossia senza ricorrere ad un intervento di erogazione della moneta da parte della Bce che si è rivelato del tutto fine a se stesso.
Molti analisti stanno considerato questi dati per dimostrato che non può essere un intervento della Bce ad aprire le porte alla ripresa: i governi nazionali dei paesi in forte crisi economica dovrebbero pertanto intervenire con delle misure più specifiche, capaci, secondo quanto rivelato da alcuni esperti di settore, di contrastare più efficacemente l’influenza negativa che il prezzo del petrolio sta comunque giocando. I dati Istat provano infatti che al netto dell’influenza data dal ribasso del prezzo del petrolio, si riuscirebbe a registrare una inflazione del +0.6%.
Ettore Fani