Mario Draghi è stato scelto per guidare il Paese fuori dalla crisi. Su di lui si è detto tanto, ma non tutti conoscono la sua storia. Draghi perde a breve distanza l’uno dall’altra entrambi i genitori. Ha 15 anni quando suo padre Carlo, una carriera iniziata in Banca d’Italia e proseguita in Bnl, muore nel 1963. Sarà una zia a prendersi cura di lui, di sua sorella Andreina e di suo fratello Marcello. Studia al liceo Massimiliano Massimo di Roma dai gesuiti. Nel 1970 si laurea con Federico Caffè, keynesiano, uno degli economisti più in vista in Italia, la cui scomparsa resta ancora un mistero, ma che farà in tempo ad avviare Draghi verso il Mit di Boston affinché studi con il premio Nobel Franco Modigliani.
Del Draghi pubblico si conosce tanto, ma di quello privato molto meno. La moglie Serenella, l’ha conosciuta a 19 anni sulle rive del Brenta, dove ha una villa la famiglia di quella ragazza che non lascerà più e con la quale ha avuto due figli, Federica e Giacomo. Nel luglio del 2012 Draghi con tre parole salva l’euro. È il celebre “Whatever it takes”, “faremo qualsiasi cosa perché l’euro resista” alla speculazione che in quei giorni sta attaccando la moneta senza uno Stato. Draghi conosce i mercati, sa chi sono gli avversari della moneta unica. Chi si muove sui mercati — in modo rapido, a volte incomprensibile, più spesso strategico — per trovarne le falle e poterci guadagnare.
Li conosce anche perché ha lavorato per loro. Nel 2002 per pochi anni è in Goldman Sachs, una delle banche d’affari più potenti e ramificate al mondo. Quei tre anni avrebbero potuto persino costargli lo sbarco alla Bce. Ma non è così. Piuttosto ha un passaporto che gioca contro di lui, quello italiano, ma l’11 maggio del 2011 il portavoce di Angela Merkel annuncia che appoggerà la candidatura di Draghi. La porta d’ingresso per l’istituto centrale di Francoforte non è spalancata, ma è aperta. Vent’anni prima era stato richiamato in Italia da Guido Carli. Da sei era direttore esecutivo della Banca mondiale. Ma Carli lo vuole al Tesoro, è il ministro del settimo governo Andreotti.
Carlo Azeglio Ciampi, allora governatore della Banca d’Italia, ha l’intuizione di far arrivare il nome a Carli. Saranno dieci anni di scosse quelli trascorsi in via XX settembre. La speculazione contro la lira. Le maxi manovre del governo Amato. A Palazzo Chigi passeranno Berlusconi, Dini, Prodi, D’Alema, ma Draghi rimarrà al suo posto. Dovrà sostenere l’uscita della lira dallo Sme. Arriveranno le grandi privatizzazioni. E sarà attaccato per aver voluto vedere gli investitori finanziari sul panfilo Britannia della regina Elisabetta. Guiderà la Banca d’Italia. E sarà lui a essere chiamato alla guida del Financial Stability Forum dai capi di Stato del G20 per capire che cosa è accaduto nella crisi del 2008. Ora è chiamato ad un altro grande e gravoso incarico. Buona fortuna a Draghi e al nostro Paese, tutto.
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