Salvini molla l’alleata Giorgia Meloni. E Giorgetti mette le cose in chiaro: “Però vogliamo ministri leghisti. Senza di noi l’esecutivo nascerebbe zoppo”. La leader di Fdi resta dunque isolata e passa al contrattacco: “Chiederò spiegazioni a Matteo”. Delegazioni separate, il centrodestra incontrerà così Mario Draghi. Addio unità di coalizione. Giorgia Meloni resterà all’opposizione “responsabile”. Silvio Berlusconi ha fatto un netto endorsement al premier incaricato. E dopo una lunga segreteria politica, in cui tanto Giancarlo Giorgetti quanto Luca Zaia, ma anche amministratori locali e parlamentari, hanno insistito per valutare “seriamente” l’appello del presidente della Repubblica “in questo momento drammatico”, Matteo Salvini apre alla possibilità di un sostegno all’ex presidente della Bce.
Non più a tempo, ma fortemente condizionato: discontinuità nei nomi dei ministri, pochi punti di programma su economia e sanità, garanzie su taglio delle tasse (senza impiccarsi alla flat tax) e sulle pensioni, gestione dell’immigrazione, giustizia. Tattico che sia, è uno spiraglio. Forse anche più. “Mario è un fuoriclasse come Ronaldo, non può stare in panchina” avvisa Giorgetti. Che in un’intervista all’Agi rivendica la sintonia con il Capitano: “Nessuna divisione tra noi. Mi ha chiesto di andare alle consultazioni. No a fotocopie di Conte, abbiamo proposte ragionevoli, il primo partito va ascoltato”.
Toglie dal tavolo l’astensione: “Voteremo a favore o contro”. A spingere, anche Giovanni Toti che nelle stesse ore sta incontrando Draghi. Neppure gli euroscettici Alberto Bagnai e Armando Siri, salgono sulle barricate. Nessuna decisione ma l’impegno “difficile” ad andare a vedere le carte. Forse, anche sull’onda delle barricate alzate dal Pd, laddove Mattarella si è rivolto a tutte le forze politiche: se alla fine la Lega ci fosse, e altri ponessero un veto, sarebbe un capolavoro politico.
La Lega si sente accerchiata. Salvini riunisce i suoi: “Ascolteremo Draghi senza pregiudizi, prima dell’interesse di partito viene quello del Paese – commenta alla fine – Ma dovrà scegliere tra le nostre richieste e quelle di Grillo”. Poi precisa. “La Lega si muove unita come un sol uomo”. Mentre Giorgetti si divincola dal toto-ministri (o sottosegretario di Palazzo Chigi): “Figurarsi, non ho mai vinto nemmeno al totocalcio”. E’ per il Capitano la via di tenere insieme le due anime della Lega, di lotta e di governo.
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