Che Salvini abbia trovato pane per i suoi denti lo si è capito da un pezzo. Il premier Mario Draghi non perdona ormai nulla al leader della Lega, costretto a limitare i toni baldanzosi all’arena social per mostrarsi invece ben più mansueto quando c’è da confrontarsi con Palazzo Chigi. Anche perché ogni braccio di ferro tentato l’ha visto, al momento, uscire perdente. In ultimo quello sui tamponi, ennesimo schiaffo in faccia al segretario del Carroccio da parte dell’ex presidente delle Bce.
In queste ore, infatti, il premier ha confermato con fermezza la propria linea, senza cedimenti. Difesa del Green pass in testa, con le sue regole considerate “fondamentali” per una pacificazione, in un momento di forti tensioni. E senza cedere alla richiesta, arrivata a più riprese dalla Lega, di tamponi gratuiti. Ci si limiterà ad aggiustamenti per i porti, mirati. Niente di più, onde evitare l’aprirsi di una vera e propria voragine.
Salvini, in queste ore, ha chiesto e ottenuto da Draghi un incontro, sostenendo di essere “preoccupato per la situazione del Paese”. E annunciando, prima del faccia a faccia col premier, che avrebbe portato a Palazzo Chigi un’istanza, a nome di tutto il centrodestra: “L’emergenza è il lavoro, non il fascismo. Di alcuni ministri non mi fido, ma il manager del governo non può permettere quanto sta accadendo. Serve una pacificazione nazionale”. Poi il colloquio, durato circa un’ora.
Salvini ha auspicato un abbassamento dei toni delle proteste, ma ribadito che a suo dire le polemiche sul fascismo sono soltanto “una scusa per alimentare una campagna d’aggressione verso i principali partiti della coalizione”. Draghi ha ascoltato senza ribattere. Ma senza concedere promesse, indifferente. Anche perché la legge di Bilancio è ormai prossima. E il premier sa che la Lega dovrà digerire un altro boccone amaro.
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