Droni: gioie e dolori
I droni sono il passatempo più popolare del momento: compromesso tra presente e futuro, sembrano trasformare in realtà le immagini che il cinema associato alla fantascienza ci ha mostrato sugli schermi. Ma alla fine bisogna fare i conti con la praticità di questi velivoli che non possono essere considerati dei semplici giocattoli, e la cui pericolosità ne ha fatto oggetto di rigorose norme spesso ignorate dagli utilizzatori.
L’Enac (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile) ha introdotto nel 2013 il “Regolamento mezzi aerei a pilotaggio remoto“, che da allora è stato emendato 3 volte. Questo regolamento, che stabilisce come devono essere utilizzati i droni in commercio per assicurare l’incolumità delle persone, distingue i velivoli in APR (Aeromobili a Pilotaggio Remoto) e Aeromodelli. Queste due catogorie aprono la strada ad un uso massiccio dei droni in Italia, con significativi rischi per la privacy.
Leggi anche: DragonflEye trasforma gli insetti in cyber-droni
Classificazione tra Aeromodelli e Aeromobili a pilotaggio remoto
L’Enac classifica i droni in aeromodelli e aeromobili a seconda dell’uso. I primi sono destinati a scopi ludici, possono volare fino ad un massimo di 70 metri di altezza in un raggio di 200 metri in “aree non critiche“, cioè lontane da assembramenti di persone e centri abitati, sotto il controllo visivo costante dell’aeromodellista. Gli aeromobili sono invece impiegati per fini professionali e possono sorvolare le “aree critiche“.
Gli APR di peso inferiore o uguale a 300 grammi, con eliche protette da urto accidentale e che viaggiano ad una velocità non superiore ai 60 km/h possono sorvolare le aree critiche senza alcuna autorizzazione né un attestato di pilotaggio, ma con una semplice dichiarazione rilasciata dall’Enac. Finora l’Ente ha concesso 5.500 autorizzazioni, di cui 5000 per le aree non critiche e 500 per quelle critiche.
Leggi anche: UPS testa droni elettrici per la consegna di pacchi a domicilio
Attestato/licenza di pilota, autorizzazione e assicurazione
I droni utilizzati per fini ricreativi non necessitano di corsi, né di attestati. Il pilota di un aeromobile deve invece conseguire l’attestato di pilota APR per i droni di peso inferiore ai 25 kg o la licenza di pilota APR per i velivoli di peso superiore ai 25 kg. Entrambi servono ad appurare che il pilota sia in possesso dei requisiti fisici, delle conoscenze aeronautiche e delle capacità necessarie a condurre un drone.
È bene specificare che l’Enac distingue la figura del pilota da quella dell’operatore; quest’ultimo è colui che pianifica il volo e ha il compito di richiedere l’autorizzazione all’Ente, che provvederà a rilasciarla entro tre settimane. Il pilota, che può anche coincidere con l’operatore, può conseguire il brevetto in una scuola di volo accreditata. Per gli impieghi professionali è inoltre obbligatoria l’assicurazione di responsabilità verso terzi.
Leggi anche: Il drone anti-bomba che rileva e disinnesca le mine anti-uomo
Attenzione alla privacy
Come sappiamo, i droni possono essere dotati di videocamere per fare delle riprese aeree e sono anche in grado di trasmettere tali riprese in tempo reale. Se ciò può rivelarsi utile ai fini giornalistici, nel caso degli aeromodelli può comportare notevoli criticità per la privacy ed è sempre necessario ottenere il consenso dei soggetti ripresi o, qualora non sia possibile, renderli non riconoscibili.
L’Enac non fa cenno ad alcuna sanzione per la violazione della privacy, e rimanda al Codice in materia di protezione dei dati personali. Di recente è entrato in vigore il nuovo “Regolamento Europeo sulla Data Protection” che introduce il concetto di “privacy by design“, secondo il quale bisogna tenere conto di tutte le possibili implicazioni per la protezione della privacy già nella fase di progettazione del prodotto. Pur non riferendosi espressamente ai droni, la normativa è destinata ad influenzare il settore.