Un gigantesco magnete superconduttore, il componente per la fusione nucleare più tecnologico al mondo. È stato realizzato in Italia e presentato a La Spezia, dall’azienda italiana ASG Superconductors, della famiglia Malacalza, che prima produceva lavatrici e da qualche anno ha avviato una riconversione verso i componenti per l’industria dell’energia.
In particolare dell’energia nucleare, settore mai tramontato nonostante contrarietà e resistenze mai sopite. Il grande magnete superconduttore, noto anche come bobina toroidale, costituirà la parte centrale del reattore sperimentale ITER – International Thermonuclear Experimental Reactor, in costruzione a Cadarache in Francia, che ha lo scopo di dimostrare la fattibilità della riproduzione, sulla Terra, della reazione che alimenta il Sole e le stelle per ottenere un’energia inesauribile. ITER funzionerà con 18 bobine toroidali: l’Europa ne fabbricherà 10 (inclusa una di ricambio), tutte made in Italy prodotte nello stabilimento spezzino di ASG Superconductors. Il Giappone fornirà le restanti 9.
Capace di generare un campo magnetico 1 milione di volte più potente di quello terrestre
La gigantesca bobina a forma di “D” è costituita da circa 5 km di cavi superconduttori, misura 13 metri in altezza (rispetto al suo posizionamento nel reattore) per 9 m di ampiezza e pesa oltre 300 tonnellate: quasi quanto l’aereo più grande al mondo. Lo sviluppo dei cavi superconduttori, del valore di circa 17 milioni di euro per singola bobina, è stato portato avanti da un consorzio si aziende italiane coordinate dall’ENEA, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile.
Le superbobine dovranno creare una sorta di contenitore magnetico a forma di ciambella, in grado di intrappolare e compattare il plasma incandescente alla temperatura record di 150 milioni di gradi centigradi, tenendolo lontano dalle pareti del serbatoio di ITER. L’insieme delle 18 bobine è in grado di generare un campo magnetico di 11,8 Tesla, circa 1 milione di volte più potente del campo magnetico della Terra.
Fusion for Energy (F4E), l’organizzazione Ue incaricata di sostenere il programma ITER per la parte europea, ha firmato con l’industria italiana dal 2008 contratti del valore di circa 900 milioni per attività di ricerca e sviluppo e produzione di vari componenti.
Anche ENEA partecipa con un contributo rilevante ai principali programmi di ricerca internazionale sulla fusione (ITER, DEMO e Broader Approach) ed è tra i partner principali delle agenzie europee EUROfusion e Fusion for Energy (F4E). A livello nazionale, ENEA è il punto di riferimento nel progetto ITER, che vede collaborare insieme Europa, Giappone, Stati Uniti, Russia, Cina, India e Corea.
Un settore, quello della fusione “che negli ultimi 20 anni ha prodotto 50 brevetti con importanti ricadute scientifiche, economiche e occupazionali”, ha detto il presidente dell’ENEA Federico Testa. “Infatti, le imprese interessate sono circa 500 e i contratti vinti negli ultimi anni ammontano a circa 1 miliardo di euro, quasi il 60% del valore delle commesse europee per la produzione della componentistica ad alta tecnologia relativa ai progetti in questo settore”.